Lo sciamano giunse sulla cima.
La sua figura, alta e possente, si stagliava in controluce sul tramonto rosso.
Sedette a gambe incrociate, prese dalla piccola bisaccia le pietre magiche e, dopo una lunga nenia rituale cantata con voce roca, le lanciò sulla terra.Esse formarono un piccolo circolo quasi perfetto. L'uomo guardò e rimase a meditare a lungo. poi in una sola mossa fu in piedi e cercò piccoli, sottili ramoscelli e sterco di animali selvatici.
Posò il materiale raccolto al centro delle pietre e con due bastoncini sfregati velocemente appiccò il fuoco.
Subito si levò un fumo denso e maleodorante.
Lo sciamano vi gettò alcune foglie e aspirò intensamente il fumo.
Fu preso quasi subito da convulsioni epilettiche , aveva la bava alla bocca e gli occhi rovesciati, stringeva tra i denti un bastoncino e questo gli impediva di mordersi la lingua a sangue.
Sembrava danzare sulla terra, un paio di volte sfiorò anche il fuoco e le fiamme lo lambirono brevemente, con odore di carne bruciata, ma nei movimenti sussultanti il fuoco si spense sulla pelle.
L'uomo viaggiava, era il bisonte libero nella prateria infinita, era il Dio dei pascoli e dei fiumi. Le femmine lo seguivano ebbre del suo odore e pronte all'accoppiamento, calde e mugghianti, l'erba fresca gli accarezzava gli stinchi e lo inebriava con l'odore di terra smossa dagli zoccoli possenti, il vento forte e maschio gli portava sentori lontani di altri maschi impauriti e dell'uomo nascosto nella sterpaglia.
Ma il Bisonte non temeva niente e nessuno, guidava la sua mandria all'acqua del fiume lento e generoso, con la potenza dei muscoli caldi e teneri nel movimento fluido e potente del galoppo.
A un tratto la terra si spaccò sotto i suoi piedi, un baratro. Il bisonte cominciò a precipitare nel buio e nel vuoto, consapevole del tradimento e della fine.
Lo sciamano smise di sussultare, a poco a poco si quietò, l'esperienza era terminata.
Si sentiva sfinito, piano si tirò su, appoggiandosi alla roccia.
Avrebbe comunicato alla tribù il suo oracolo, nella battaglia dell'indomani sarebbe morto e li averbbe salvati tutti, perchè il nemico si sarebbe accontentato della sua testa.
Alzò il capo a guardare con gesto di sfida le stelle, ormai alte nel cielo, e lanciò un urlo, infinito, possente, da squarciare il petto e le tenebre.
L'urlo di chi ha guardato la morte negli occhi e l'ha sfidata.