Lei: Stasera è una bella serata. Ho caldo. Che altezza!
Lui: Si, è una calda estate quest’anno.
Lei: (ride)
Lui: Perché?
Lei: Cosa?
Lui: Perché ridi?
Lei: (ride) Perché stiamo parlando dell’estate, del caldo. Mi sembra tutto così strano.
Lui: Perché?
Lei: Mah, perché non lo abbiamo mai fatto, così, non abbiamo mai parlato così.
Lui: Ci dobbiamo sciogliere.
Lei: Sciogliamoci.
Lui: Vuoi dire che tocca a me?
Lei: Vuoi che lo faccia io per prima?
Lui: Se ne hai il coraggio. Fallo pure.
Lei: Ma avevamo detto che lo avremmo fatto insieme. Questo è il bello.
Lui: Hai paura?
Lei: No.
Lui: Non ci credo.
Lei: Perché? Ti ho mai dimostrato di avere paura di qualcosa?
Lui: Bah, su due piedi, così, non ricordo. Mi pare di si.
Lei: Devi dirmi quando. Non vale.
Lui: Una volta, in quella strada buia di campagna, ricordi?
Lei: Uno scherzo di cattivo gusto.
Lui: Ti spaventasti, però, no?
Lei: Si. Mi spaventai. Ma non vuol dire che ho paura anche stasera. Stasera è diverso.
Lui: Perché?
Lei: Lo abbiamo deciso insieme.
(silenzio)
Lei: Quando andai a casa, quella sera, ci pensai allo scherzo. Mi promisi che non dovevo più avere così paura.
Lui: Perché?
Lei: Perché avere paura è da vigliacchi.
Lui: La paura è legittima. Fa parte di noi, fa parte di quella parte di noi che non può tenere tutto sotto controllo.
Lei: Appunto. Stasera mi pare che sia tutto sotto il nostro controllo.
Lui: No.
Lei: Hai paura tu?
Lui: Non è esattamente sotto il nostro controllo. Quando arriveremo giù, quello è un momento che non può essere sotto il nostro controllo.
Lei: Ma lo abbiamo deciso noi.
Lui: Ma non è sotto il nostro controllo. Succederà qualcosa che noi non sappiamo, non sappiamo come sarà.
Lei: Si che lo sappiamo. Staremo insieme per sempre e ci libereremo delle catene. Ne abbiamo già parlato. Hai dubbi?
Lui: Mmmm
Lei: Si? Ne hai?
Lui: Non è dubbio. È paura. Lo ammetto, un pochino di paura.
Lei: Vuoi che ti ricordi tutte le cose che ci hanno spinto a prendere la decisione finale?
Lui: Non ce n’è bisogno.
Lei: Vuoi che ti dica che ho paura anch’io?
Lui: Non ce n’è bisogno.
Lei: E si, ebbene, un pochino… un pochino ne ho anche io. Ma è normale.
Lui: Perché?
Lei: Perché non è una cosa che ho potuto mai sperimentare, e appunto la sperimento sul momento, oggi… e mai più. Però dire questo, mi pare che ci tradiamo, che tradiamo le nostre aspettative.
Lui: Ma poi ci crediamo davvero a queste aspettative?
Lei: Non so.
Lui: Non so.
Lei: Siamo giovani.
Lui: Io ho un anno più di te.
Lei: Che c’entra?!
(silenzio)
Lui: La professoressa di storia domani interroga.
Lei: Al diavolo. E’ meglio buttarci allora. (ride)
Lui: Un altro giorno così mai più. Dice che sono un viziato, ma chè. Non mi ha mai chiesto come sto, non gliene frega niente. E' un buono a nulla.
Lei: Lo so. Non sono così attenti a noi come dicono di essere. Assistenti sociali, aiuti sociali, e va beh, ma loro non riescono a capirci.
Lui: Già. Non riescono a capirci.
Lei: (ride)
Lui: Non ridere. Mi sto sentendo male. Non so se ce la faccio. (si alza)
Lei: E ora dove vai?
Lui: Me ne faccio un poco. Ne vuoi?
Lei: Non ora. Non la finire tutta.
(silenzio)
Lui: (si risiede) Ora va meglio.
Lei: Si vede. Dammi la mia parte va'.
(silenzio)
(silenzio)
(silenzio)
Lei: Va bene. Ora va meglio. Va meglio, eh, Carlo?
Lui: Eh, va meglio, Carlo?
Lei: Non mi imitare scemo. (ride)
Lui: (ride)
Lei: Dai, dammi la mano. E’ il momento.
Lui: (tremando) E’ il momento?
Lei: Si. Carlo. Staremo insieme per sempre, addio sbarre, addio costrizioni, vogliamo la libertà, ricordi?
Lui: La libertà.
Lei: La libertà.