Penso all’amore, al sentimento che scema con lo scomparire del suo volto dalla mente, causa il tempo e la distanza che ci tengono lontani. I lineamenti si fanno sempre meno nitidi, spezzettandosi in tante linee da una, che prima era perimetro di tutto il mio mondo. Ora mi chiudo in una stanza; mentre risa e parole si mischiano in quella accanto. Profumo di omelette alla zucca aleggia per casa e si fa dolce anche il ricordo che qui resta silenzioso: l’unico a farmi compagnia. Scintillano alla fioca luce le carte colorate di regali mai scartati, che non trovano posto dove non dovrebbero attardarsi. Una valigia riempita e svuotata più volte resta appoggiata sul fondo, semi aperta, come il mio cuore. Due cavallini intagliati da chiaro legno arredano la mensola sopra il piccolo letto, con tutta l’intenzione di non esser lì a caso. Poi qualche recente diario, agende consunte nel tempo; album di foto che non ho più rivisto, raccontano la storia della bambina che ero e che ora non sono più. Sole avvolto dalla placida nebbia, i cui raggi, filtrati dalle tende, mostrano angoli e facciate; colori e sapori del passato e del presente. Sole che va verso il tramonto. Scarpe nascoste con cui a malapena ho camminato ed armadi pieni di vestiti mai messi, anche se avrei voluto poterlo fare. E’ che la vita assorbe, rapisce il giorno ed inquieta la notte, togliendo spazio a tutto ciò che vorremmo, per metterci il lavoro e le preoccupazioni che investono ogni secondo, ogni parola, ogni timido sussurro.