Era arrivato.
Anche in quel pomeriggio di primavera inoltrata era arrivato sulla spiaggia, deserta a quell'ora, e si era seduto sulla sabbia.
Il bambino, avrà avuto sei anni sì e no, respirava con piacere l'aria pulita del mare, la salsedine gli faceva prudere leggermente le narici e questo lo divertiva molto, ogni tanto una breve, gioiosa risata accompagnava le sue smorfie buffe.
I suoi occhi chiari brillavano, protetti dalle lunghe ciglia, e guardavano lontano...L'orizzonte non aveva segreti per quello sguardo intelligente e vivace: anche l'ombra di un gabbiano che si tuffava per il cibo non passava inosservata o la più piccola vela che benissimo si sarebbe potuta confondere con un riflesso d'onda tra i barbagli del sole, ma non per lui, per lui il mare non aveva segreti: era come se gli parlasse, gli raccontasse storie e musica...e sarebbe stato così per tutta la vita.
Qualcuno lo osservava dalle dune di sabbia ed erba che costeggiavano il litorale, era un uomo in jeans, con una camicia bianca, di un bianco addirittura abbagliante.
Raggiunse il bambino e si sedette sulla sabbia accanto a lui. Poi scelse un piccolo sasso e lo lanciò in acqua facendolo rimbalzare una, due, tre...quattro volte.
Il bambino emise un sommesso fischio di ammirazione e poi: M'insegni?
L'uomo sorrise, senza parlare, gli mise nella piccola mano un sasso piatto, gli chiuse il pugno e sorrise: Ecco!
Il bambino lo guardò negli occhi, dello stesso colore dei suoi, si alzò e lanciò.
Una. Due. Tre. Quattro. Cinque.
Il sasso rimbalzò cinque volte, il bimbo si voltò di scatto con un sorriso largo e felice, inebriato.
Anche l'uomo gli sorrise, gli fece una breve carezza sul volto e si girò per andar via.
I suoi occhi erano appena lucidi e aveva il cuore stretto
"Una delle ultime volte in cui sono stato felice! " pensò.
Poi ricordò quello che avrebbe vissuto negli anni successivi, le lotte , i livori che lo avrebbero circondato, la necessità di sopravvivere custodendo il Dono, l'urgenza della sua creatività che come un fuoco avrebbe rischiato di consumarlo e bruciarlo ogni giorno, la ricerca, la solitudine, il carico su se stesso del Dolore che avrebbe sentito più degli altri, la consapevolezza del disagio della condizione umana...
Per un momento si fermò, affranto, il respiro corto.
Si voltò: il bambino che lui stesso era stato era ancora sulla riva e lanciava sassi piatti che rimbalzavano all'infinito, saltellando sulle onde leggere, schizzando frammenti di luce e di acqua contro il sole...fuochi di luce.
Sorrise con una fitta di gioia e di pietà insieme.
La musica del mare vibrava in lui, nelle sue orecchie e nella sua testa: si mise a correre, veloce come il vento...la sua ampia camicia bianca si apri' sulle spalle come le ali di un angelo.... correva nel sole, volava...
Una promessa fatta tanto tempo fa: ecco, dedicata a te.