Quanto sotto è un estratto di una pagina web sulla lotta contro l'industria delle pellicce. Non lo riporto tutto, c'è molto altro oltre quello che leggerete qui sotto, ma questa prima parte delinea già molto bene la meschinità e l'obbrobrio che si celano dietro questo mercato. Un tempo, nella preistoria, erano necessarie all'uomo per coprirsi e resistere al freddo invernale. Allora, forse, l'uccisione degli animali per ricavarne pellicce poteva anche essere giustificata. Ma da allora i tempi sono cambiati. C'è stata la scoperta del fuoco, l'uomo ha cominciato a costruirsi delle abitazioni più dignitose, sono stati scoperti gli isolanti termici, i carburanti fossili e particolari fibre tessili che, se ben usate, possono proteggere dal freddo molto di più di quanto faccia una pelliccia.
Allora perchè in tutto il mondo si continua a parlare del massacro degli animali per il mercato delle pellicce?
La risposta è in tre parole: LA VANITA' UMANA.
Soltanto per soddisfare la vanità di quelle signore impellicciate che si possono vedere un po' ovunque, ogni anno si uccide un numero elevatissimo di animali da pelliccia.
Si tratta di uno dei più atroci massacri di animali di questo secolo. Ogni anno, centinaia di milioni di animali in tutto il mondo muoiono dopo terribili sofferenze sconosciute al più della gente.
Fino a qualche tempo fa la maggior parte delle pellicce di animali proveniva dalle trappole, che venivano abilmente posizionate in foreste, boschi e praterie. Ogni anno venivano catturati circa 100 milioni di animali, dei quali però solo poco meno di 1/3 era "utile" per la produzione delle pellicce.
Poteva trattarsi infatti:
- Di animali NON ADATTI alla produzione di pellicce (Come istrici, porcospini, animali domestici, uccelli...) chiamati dai "trapper" spazzatura.
- Di animali che, cercando disperatamente di liberarsi, si sono prodotti dei danni tali alla pelliccia da non renderla più vendibile. Può capitare, inoltre, che, controllando una trappola, vi si trovi soltanto una zampa o una coda: in questo caso l'animale, piuttosto che morire nella trappola, ha preferito amputarsi un arto a morsi e fuggire. In questo caso, la possibilità di sopravvivenza dell'animale è praticamente inesistente.
Al giorno d'oggi invece, dopo le proteste degli animalisti contro le trappole, la maggior parte delle pellicce proviene da allevamenti, situati un po' in tutto il mondo.
Ma come vivono gli animali nelle loro gabbie?
Le volpi, per esempio, che dovrebbero vivere in un territorio naturale di 10 chilometri quadrati, sono costrette a stare rinchiuse, anche in tre o quattro, in gabbie metalliche poco più grandi del loro corpo. I visoni, che in libertà hanno a disposizione ampi spazi dove nuotare, correre, e saltare, sono rinchiusi in tre o quattro, a volte anche sei o sette, in anguste gabbiette. Capita spesso che la pazzia e lo stress, provocati dalla reclusione forzata, spinga gli animali ad azzuffarsi violentemente fra di loro.
Anche se questo non rientra nella loro natura, si è riscontrato questo comportamento anche fra le volpi, e probabilmente succederebbe anche alle persone, se costrette a dividere in condizioni così disagevoli una prigione. Si arriva addirittura a fenomeni di cannibalismo e automutilazione degli arti. E non c'è da stupirsene.
Alcuni allevatori hanno trovato delle soluzioni che consentono di ammassare tantissimi animali senza che si provochino gravi danni alle loro pellicce. E' diffusissima la somministrazione di psicofarmaci, che, influendo sul sistema nervoso dell'animale, lo rendono più mansueto, meno usata la limatura fino alla gengiva dei denti ai cincillà.
Le gabbie, di solito, hanno il fondo in rete metallica, per consentire alle feci degli animali di cadere al suolo attraverso le maglie, eliminando così costose operazioni di pulizia delle gabbie. Le zampe degli animali vengono ferite e lacerate dai fili metallici, ma questo non viene assolutamente tenuto in considerazione dato che non pregiudica la bellezza del manto. Sulle gabbie vi sono delle tettoie, che proteggono gli animali dal sole e dalla pioggia, che potrebbero rendere il pelo meno lucido. In genere le gabbie si trovano all'aperto, ben esposte al vento e al gelo, fattori che stimolano la crescita del pelo. Gli animali vengono nutriti con un pastone studiato in previsione del prodotto: la pelliccia. Nell'acqua, d'inverno, viene aggiunto dell'anticongelante, e, se ciò non accade, gli animali possono rimanere anche parecchio tempo senza bere. Il cibo viene distribuito sopra le gabbie per risparmiare tempo, e gli animali lo leccano attraverso le maglie della rete. Succede che, a causa del freddo, la lingua dell'animale si laceri a contatto con la rete. I pasti non vengono distribuiti prima dell'uccisione: sarebbe infatti inutile sprecare del cibo che, durante l'esecuzione, potrebbe macchiare il pelo degli animali.
Agli animali viene tolto il diritto di vivere la propria vita, non possono instaurarsi rapporti sociali e non si possono seguire i propri istinti.
E' assurdo pensare che, solo in Finlandia, vengono usati 60 milioni di kg di aringhe e 10 milioni di kg di patate ogni anno soltanto per nutrire i visoni, per ottenere un prodotto assolutamente inutile, mentre questo cibo potrebbe essere destinato ai popolo africani o asiatici che vivono in condizioni di estrema povertà.
Per ottenere una pelliccia di visone occorrono 3 tonnellate di cibo, per una di volpe poco più di una.
Le pellicce, molto spesso, non vengono soltanto da visioni, volpi, ermellini e altri animali da pelliccia, alcune persone senza scrupoli allevano cani e gatti o ne catturano di randagi, per poi destinarli a questo macabro commercio. E la cosa più terribile è che, nell'etichetta, si vuole far credere al potenziale cliente che si tratti di un altro tipo di pelliccia. Se si è incerti sul tipo di pelo usato in una pelliccia, bisogna ricorrere all'esame del DNA.
La crudeltà più tremenda però, è quella delle pratiche di uccisione (...)
Qui mi fermo, poichè ciò che è scritto dopo potrebbe urtare la sensibilità delle persone. Sono però delle verità, delle cose che avvengono davvero, e che avvengono di nascosto ai nostri occhi, in luoghi che non possiamo vedere... sofferenze che non sentiamo, di cui siamo all'oscuro.Per chi volesse leggere l'articolo per intero
http://www.tittiweb.it/pellicce.htm