Sono finalmente sola con me stessa. Ora sono completamente sola. Non c’è Anna con la sua musica ad alto volume, non c’è Clara con la sua chitarra elettrica. Non squilla il cellulare da almeno due ore. Potrei anche spegnerlo, il cellulare, per evitare che squilli mentre sono assorta nella meditazione, ma potrebbe chiamare Francesco, non si sa mai. Comunque sono sola con me stessa. Ragiona adesso. Chi sono? Cosa ci faccio qui? Sono un corpo o un’anima? Voglio dire, qualcosa deve pur venire fuori. Oggi ho il cervello come una tavola rasa. Devo scrivere una pagina per un giornalino e non mi passa un’idea per la mente. Sono colta da un improvviso istinto di euforia: ci sarà scritto il mio nome infondo alla pagina del giornale! Mio Dio! Che grande emozione. Modestamente devo scrivere una pagina tutta mia per un giornalino! Vanessa Della Bona scriverà per un giornalino! Certo, avrei voluto scrivere per il Corriere della Sera, o che so io, magari per Glamour, o per una rivista importante (è la mia grande aspirazione), ma il fatto che il preside della scuola elementare del paese mi abbia dato questa grande opportunità di scrivere una presentazione per il giornalino annuale mi fa sentire più o meno fiera. C’è solo un problema. Il preside in questione, mio vicino di casa, è un uomo anziano e ci ha provato con me in più di un’occasione. Io ho accettato di scrivere per lui solo perché è sempre stato un mio sogno vedere qualcosa di mio pubblicato su un giornalino che leggeranno un sacco di persone (lo leggeranno tutti i bambini della scuola, e le loro mamme, e magari le mamme delle mamme, e le loro amiche!), ma in verità so che avrei dovuto rifiutare. Ancora adesso sono indecisa. Il preside è una persona meschina e farebbe di tutto per arrivare al suo scopo! Che abbia voluto solo comperare la mia gratitudine? Non gli concederò neanche un caffè! Intanto però ho accettato l’incarico e quindi… Ragiona adesso. Dove stiamo andando? Cosa ci facciamo in questo mondo? Esistono gli UFO?
Butto giù due righe sul computer.
Siamo umani alla ricerca di una
Ehm. Va bene. Cancellerò l’ultima parte.
Siamo umani
No, forse meglio
Siamo uomini
Va bene. Non fa niente. In fin dei conti l’articolo parla della recita di fine anno! Alzo lo sguardo dal monitor, fisso un attimo il vuoto. E’ che la grande arte è sempre frutto di profonde meditazioni! Ma forse per il giornalino di una scuola elementare è meglio iniziare narrando una favoletta.
C’era una volta…
O forse potrei tentare un approccio più creativo…
C’era una volta una ragazza di nome Vanessa Della Bona che doveva scrivere un articolo per il giornalino della scuola elementare del comune di San Fiorano…
Al diavolo!
Accidenti! Non ho neanche iniziato e sono già stanca. Continuerò domani, ora mi voglio concentrare sul mio incontro con Francesco. Eh si, stasera incontro Francesco! Sono così emozionata! La verità è che ho paura di questo incontro. Dovete sapere che è un incontro al buio. Abbiamo un amico in comune, il carissimo Paolo. Paolo crede per chissà quale ragione che io e Francesco siamo fatti l’uno per l’altra e che ci dobbiamo conoscere, ed ha fatto in modo che ci scambiassimo il numero di cellulare. Dice che abbiamo tante cose in comune. Per esempio, sia io che Francesco mettiamo l’asciugamano intorno ai bordi della tazza quando… va beh, dettagli. Inoltre, sia io che Francesco lasciamo il pezzo più buono del pasticciotto alla fine per godere dell’ultimo, dolcissimo boccone e… guai a chi lo tocca! E ancora, Francesco ama le grandi marche, soprattutto per l’abbigliamento, e io sono contentissima di questo! Insomma, non è esattamente una cosa in comune, poiché io vesto per la maggior parte con capi in vendita ai mercatini, ma lui non lo sa mica! Quindi al telefono gli ho detto che anch’io amo le grandi marche (non gli ho detto esplicitamente che anch’io le indosso, ma senza volerlo credo di averglielo lasciato intendere). Insomma, io e Francesco abbiamo diverse cose in comune. Ci siamo solo sentiti via telefono per tutto questo tempo, ma è bastato per instaurare un buon feeling. Abbiamo fatto delle lunghe chiacchierate al cellulare! Mi chiama per stare ore e ore a parlare con me.
Quando mi stacco dal computer, mi sento sollevata. Mi alzo, e finalmente posso aprire l’armadio per decidere che cosa indosserò stasera. E’ il momento che preferisco! Un paio di jeans (metterei la gonna, ma per la prima serata con Francesco opterei per qualcosa di più comodo), una magliettina che lascia scoperta la spalla destra ed un paio di scarpe beige coi tacchi alti. Metterò un paio di orecchini, quelli enormi che uso io, e legherò i capelli in un codino. Ho i capelli corti e biondini. Li avevo lunghissimi fino solo a qualche mese fa (anche se non erano miei)! Poi il parrucchiere mi ha sbagliato il lavoro sulle ciocche e mi sono dovuta far fare un taglio alternativo. È sbarazzino! Tutto sommato mi piace. Con il trucco non ci andrò giù pesante. Vorrei essere più naturale che mai. Cercherò solo di accentuare lo sguardo, usando ombretto, matita e mascara. Magari metterò anche un po’ di rossetto rosso. E del fondotinta. In fin dei conti, credo che userò anche la cipria per le gote. Non vorrei mettere altri gioielli oltre ai miei orecchini enormi. Al massimo, indosserò soltanto una collana oltre quelli. Anzi, credo che abbinerò anche, vediamo un po’, si, questo bracciale qui! E’ perfetto. Ha l’ametista che si abbina al colore della magliettina che metterò! È necessario che l’indossi! E, a pensarci bene, questo bracciale l’ho comperato insieme ad un anello che aveva la stessissima pietra. Lo cercherò!
Ok. Ora mi sento proprio felice. Non è cosa da niente, per una come me, avere già in mente quello che indosserò! Mi basterà aprire l’armadio e le mie mani andranno senza indugi sui capi che ho già selezionato per questa serata! Sapete che cosa vuol dire? Almeno un’ora in meno di preparazione! È già qualcosa. Fidatevi. Accidenti! Mentre richiudo l’armadio ho un improvviso flash: la borsa! Non ho una borsa da abbinare alle mie scarpe beige! Ok, niente panico. Niente panico! Ciò potrebbe voler dire deselezionare ogni capo che ho appena scelto perché mi manca la borsa da abbinare alle scarpe! Non si può, non si può. Ok. Andrò a dare una sbirciatina tra le borse di Clara e Anna. Anzi, solo tra quelle di Anna. Clara e le sue borchie non mi si addicono. Entro nella stanza e comincio a cercare il reparto borse. Ma Anna non ha borse che possano abbinarsi a quelle scarpe! Ok. Niente panico! Mi guardo intorno con la faccia di una che spera che una borsa beige si materializzi dal nulla ed esco dalla stanza di Anna chiudendomi la porta alle spalle. Non ho altro rimedio. M’impongo due opzioni:
1) Rivoluzionare l’insieme dei capi da indossare in occasione della mia prima serata con Francesco;
2) Uscire adesso, proprio adesso, prima che sia troppo tardi, per comperare una borsa che si abbini alle mie scarpe beige.
Affare fatto! Mi do una veloce spazzolata ai capelli, ripasso la matita agli occhi, prendo la borsa ed esco! No! Un attimo, torno indietro quando sono sulla soglia di casa. Meglio mettere i tacchi, potrei incontrare qualcuno! E visto che ci sono, un paio di orecchini ed un bracciale non mi porteranno mica via tutto questo tempo. Metto il bracciale con i ciondoli che tintinnano facendo rumore. Potrei dover gesticolare intrattenendo un pubblico in occasione dell’inaugurazione di un nuovo bar. Voglio dire, potrebbe succedere di tutto una volta varcata la soglia di casa! Meglio uscire organizzate! Ok, sono a posto. Vado! Per fortuna so già dove dirigermi. Da Carpisa! Lì trovo sempre la borsa che fa per me! Cammino per strada con passo veloce con l’aria di una che ha ben in mente la meta dove è diretta. Non guardo in faccia nessuno. In verità è tardi, e temo di incontrare qualcuno che mi faccia perdere del tempo. Devo solamente comprare una borsa, e in fretta! Ecco Carpisa! Non appena vedo l’insegna luminosa del negozio, accelero il passo per fare più in fretta, quando all’improvviso una voce che chiama il mio nome mi arriva all’orecchio stridula come la sirena di una fabbrica. Al ché salto anche un po’ per lo spavento! “Ehi! Luciana!” grido, un po’ troppo euforica. In verità vorrei tirarle un pugno. È la mia istruttrice di palestra, quella che ha spifferato in giro (per scherzo, dice lei) che ho la cellulite sulle cosce. Vorrei picchiarla, ma sarebbe un’operazione che mi ruberebbe più tempo di quanto possa mai rubarmene un rapido saluto. “Come mai da queste parti?”, le grido sempre euforica mentre il mio sguardo si dirige verso la vetrina di Carpisa. “Oggi la palestra è chiusa”, sta dicendo. “Te ne sei dimenticata? E’ sabato”. “Oh, già!”, la assecondo, “E’ sabato! Infatti stavo giustappunto…”. Mi interrompe prima che io possa continuare dicendole che ero diretta verso una meta precisa prima che lei mi bloccasse qui sul marciapiedi. “Si sta spargendo la voce che Ilaria se la faccia con Massimo… sai, la Narciso, la tuta gialla…”, “Mmmmm, si”, tento di ricordare. In verità non mi viene alla mente nessuna Narciso e nessuna tuta gialla. “Ilaria!”, dice di nuovo con voce più alta e venendo in avanti con il busto, come se ripetendomi il nome alzando il tono della voce e venendo in avanti con il busto io potessi ricordare prima. “Si!”, urlo, con voce stridula. Fingo di ricordare. Lo sanno tutti che in queste circostanze bisogna assecondare subito il proprio interlocutore e, soprattutto, mai interromperlo quando parla, in modo che il discorso finisca più in fretta possibile. Mi sta raccontando tutta la storia e, a dire il vero, ora sta iniziando a interessare anche me! Ho capito a chi si riferisce, ho capito chi è questa Ilaria. È quella ragazza con le tette rifatte. Ma Massimo non è sposato? La storia comincia a farsi interessante. Purtroppo però ora devo proprio andare e devo trovare il modo di liquidare Luciana senza arrecarle dispiacere (potrebbe vendicarsi continuando a mettere in giro voci sulla mia cellulite!). In un momento in cui lei si distrae al cellulare, prendo immediatamente il mio e attivo l’allarme della sveglia, che è una simpatica suoneria. Quando suonerà, fingerò che sia Anna al telefono, la quale sta male a casa e mi chiede di andare in farmacia per delle medicine. Si, dirò così. Sono le 19:30, attivo per le 19:33. Bene! Luciana ha ora finito di operare al cellulare. Mi viene incontro con sguardo mortificato, dicendomi: “Ora devo andare! Mi dispiace! Continuerò a dirti tutto al corso, lunedì!”. Sono più contenta che mai. “Certo!”, urlo, e le do perfino una pacca sulla spalla muscolosa. Questo avrei potuto evitarlo. Ci salutiamo e contentissima faccio il mio ingresso in Carpisa. C’è un po’ di gente e non riesco a fare un ingresso sereno. Debbo dare almeno un paio di gomitate. In più, alle 19:33 puntuali il mio cellulare inizia a squillare: oh sole mio, sta ‘n fronte a te! Ho messo questa suoneria alla sveglia solo perché la mattina mi dovrebbe incutere gioia e buon umore, ma tutti mi guardano perplessi. Vedo una ragazzina in jeans e scarpe fucsia che mi guarda con un risolino sulla faccia. Sono stata ridicola! Accidenti! Spengo immediatamente l’allarme dicendo a voce alta: “La sveglia!”, e rido, come per giustificarmi. Ma nessuno ride con me. Va bene. Che vergogna! Abbasso la testa e mi metto alla ricerca della mia borsa, di quella che mi ruberà il cuore. Questa non mi piace. Questa neanche. Neanche questa! Cavoli! Guardo furtivamente l’orologio, sono le 19:40. Posso farcela! No, no, non ce la farò mai! Ma si che posso farcela! Ok. Appurato che qui da Carpisa non c’è la borsa della mia vita, razionalmente decido che devo abbandonare il negozio per dirigermi altrove. Il mercatino! Ma si, lo sanno tutti che al mercatino si trovano in fretta oggetti vari per le emergenze! E questa è un’emergenza! Tutti i miei acquisti sono un’emergenza, in verità, perciò mi ritrovo sempre alle bancarelle del centro. Mi dirigo verso il mercatino con passo veloce ed il cuore che batte forte. Sento il passare del tempo che incombe pesantemente sulla mia vita. Non ce la farò mai. Devo essere pronta per le nove! Accidenti! Entro nel mercatino e punto direttamente la bancarella delle borse. È l’unica, le altre hanno chiuso. Mi rendo conto di essere nel panico più totale. E il tutto per una borsa! Sto raggiungendo a passi enormi la bancarella che ho puntato da lontano quando mi accorgo che il proprietario sta chiudendo anche lui. Panico! Senza neanche accorgermene urlo a gran voce, ignara della gente che potrebbe sentirmi: “No! La borsa! Ti prego!” e nella confusione urto un ragazzo in giacca e cravatta ed una 24 ore in mano. “Scusa!”, gli dico con voce stridula. Lo guardo a malapena, e nell’euforia di essermi accorta che il proprietario della bancarella mi ha vista e intende servirmi, gli dico: “Sa, per un appuntamento! La borsa d’emergenza! In fin dei conti qui mi verrà a costare anche una miseria!”. Faccio per sorridergli, ma quello mi guarda con due occhi gelidi. Accidenti! L’ultima battuta avrei potuto risparmiarla. Ma non importa. L’importante è aver trovato la borsa! Ne sto vedendo una da qui! Sarà perfetta per questa sera! Guardo l’ultima volta il ragazzo, stavolta negli occhi. Accidenti, che bel moretto! Mi sembra quasi di conoscerlo, di conoscere quello sguardo. È come se ci fossimo già incontrati da qualche parte, forse in una vita precedente! E che figura che ho fatto! Mi scuso di nuovo e lui mi dice “No problem” prima che io scompaia nella folla in direzione della borsa che mi salverà la vita! Oh mia borsa di cinque euro! Tu si che mi hai salvato la vita!
(continua giù)