Cara Sharon,
non so se leggerai fino in fondo la mia lettera, come del resto so che non mi perdonerai. Sono rinchiusa in una piccola cella, congelata nell’anima: tu, la mia vita, sei così lontana, non riesco a raggiungerti e mi sento frustrata. Ti prego, Sharon, leggi fino in fondo queste poche righe: non ti scriverò mai più, mi hanno condannata a morte, non ti tormenterò mai più. O forse sì? Sarà il mio ricordo a tormentarti: chi può scordare una madre assassina? Ma anche se non potrai dimenticare e perdonare una madre che ti ama più della sua vita, so che starai bene. Non avrai più nulla da temere. I tuoi nuovi genitori ti cresceranno nel modo migliore, non ti faranno mai mancare nulla, ma nessuno ti amerà tanto quanto ti amo io. Forse un giorno lo capirai, quando sarai madre anche tu.
Credimi, Sharon, so che è tardi per dirlo, ma se potessi tornare indietro.. se potessi ruotare la clessidra del tempo e cambiare le cose.. vorrei tanto farlo, Sharon, vorrei tanto averne la possibilità, bambina mia. Non mi aspetto che tu possa capire ora, riesco a sentire la tua enorme sofferenza. Ho mentito per così tanto tempo; ho finto che tutto andasse bene; ho cercato di convincermi che lui ci amasse; ma non potevo più continuare.. non potevo lasciarlo continuare! Non m’importava che facesse del male a me, ma.. quando l’ho visto mettere le mani addosso a te, a sua figlia, a MIA figlia.. non ho potuto resistere. È stato come se qualcosa si fosse risvegliato in me. Ho capito che ci odiava, più di quanto odiasse se stesso. Ho capito che dovevo fare qualcosa, non potevo permettere che quella scena si ripetesse. L’ho fatto per te, piccola mia. È per te che l’ho colpito, ma non volevo ucciderlo. Volevo solo che si fermasse. È per te che ho sacrificato tutto, e per te ho trasformato le continue bugie nella verità.. una verità che avrei voluto tu non vivessi mai. Non voglio giustificare il mio gesto, so che avresti perdonato tuo padre, il tuo adorato papà.. so che commettendo quell’omicidio è come se ti avessi abbandonata spontaneamente a te stessa. Ma io non potevo perdonarlo: l’ho perdonato per quello che ha fatto a me, per la persona che mi ha fatto diventare, ma non per quello che ha fatto te! Ho ancora nella testa l’immagine del tuo orsetto mutilato: avresti voluto trattare così te stessa. Tu sei così piccola e il dolore che ti ha causato tuo padre così immenso. Avrei potuto impedirlo, se solo mi fossi resa conto prima delle sue intenzioni. Ma non l’ho fatto, perché credevo che nessun genitore potesse mai essere così crudele nei confronti dei propri figli. Ma mi sbagliavo e ora chi ne paga le più amare conseguenze sei tu, piccola mia.
Sento freddo dentro, mi sento vuota, senza più un’anima. So per certo che anche tu ti senti così, ma non ti preoccupare, bimba mia, tutto passerà; presto di tutto ciò non rimarranno che piccoli frammenti; tutto scivolerà nell’oblio della memoria e sarà il tempo che deciderà se ho sacrificato tutto invano. Vorrei poter vedere, anche da questa prigione, la donna che diventerai, vorrei poterti rivedere, abbracciare un’ultima volta, ma so che tu non lo desideri. E con questa consapevolezza mi avviò incontro al mio destino, con una sensazione di freddo dentro di me che non mi lascerà mai.