credo sia questa:
Or che la. tenda, vostra è in sul confino,
perché, figliuoli, niun di voi mi scrive?
Palestre alla. Venezia è men vicino;
pur mi fu detto — Attilio, Emilio, vive.
Dio ! Chi sa quante madri a S. Martino
fatte avrà il piombo dei lor figli prive !
Chi sa ch'una di quelle io pur non sia! »
Così dicea la. povera Maria.
Aspettò un giorno, aspettò un altro ancora,
né mai le venne lettera o imbasciata.
Alfìn d'un bel mattino alla priim'ora
si mise in via la donna sconsolata,
e camminò più dì senza dimora
in forma, di mendica abbandonata.
Al dodici di luglio innanzi sera
passò Maria del Mincio la riviera.
— Chi sei, povera donna, e qua che vuoi?
— Son Veneziana e cerco i figli miei.
— Che nome hanno e che schiera i figli tuoi?
— Attilio, Emilio han nome, e son nel sei. (i>
— Mi duole, o donna, ma non son con noi.
— Quanto ancor, per trovarli, andar dovrei?
— Vedi : là quell'altura è San Martino,
ei son là dietro — e le insegnò il cammino.
Tremò sentendo nominar quel colle,
e : — Sono vivi? — dimandar volea;
ma la voce di subito mancolle.
e a stento su per l'erta il pie movea.
Col gomito al fucile e il ciglio molle
la scolta a riguardarla si volgea :
La poveretta come più saliva
più si sentìa tremare, e impallidiva.
E quando fu arrivata a queiraltura,
si chinò per guardar l'altro pendio,
e tutto le sembrò una sepoltura ;
le sembrò udir gridare : — O madre, addio
E, vista ad una fossa una figura.
le braccia aperse e disse : — O figlio mio !
Ma giunta ove suonato avea la voce,
vide segnato — Attilio — ad una croce.
Si fece bianca e le si chiuser gli occhi.
ma non potè mandar grido o lamento;
piegò davanti alla croce i ginocchi,
e così stava senza movimento.
Di San Martino i flebili rintocchi
salutarono il di ch'era omai spento;
ella a quel suono in un gran pianto uscio
e giù cadde chiamando: — Attilio mio. —