
La fiaba nasceva a poco a poco.
Parlavano le betulle, mormoravano leggende scure, gravi di nuvole nere e l'acqua, in brividi e gorghi, accarezzava il sussurro dei rami.
Declinava il sole e cedeva l'oro al fresco dell'autunno, dolce morire di colori, mentre ali bianche, grigie e nere degli uccelli di passo disegnavano il cielo.
Sospesa era la promessa della neve, eterna e silenziosa neve, che racchiuderà il respiro nel filo di fumo delle isbe accarezzate dalla nebbia. Matushka conserva, possente e inneffabile, il seme della vita.