Ho chiuso gli occhi nel buio
per provare, almeno una volta,
cosa volesse dire
dormire in un abbraccio caldo,
ma il mio è fatto di
languide lacrime
perse in uno specchio riflettente
spesso solo ciò che chi sta davanti
vuol vedere,
su un letto che copre soltanto polvere
superflua
di qualche pulitore troppo stanco
di vivere
per preoccuparsi del suo lavoro
fino in fondo,
e sta troppo a terra
per far volare i sogni al di là
delle nuvole.
Più di una volta ho lasciato
la lancetta dei rolex a girare
sui polsi di chi non merita nemmeno
il possesso del suo tempo,
troppo occupato da pragmatici avidi
pensieri
per potersi preoccupare dell'aria
che gli taglia la faccia ogni giorno,
che consuma i lineamenti
giorno dopo giorno
invecchiando,
senza lasciare che il letto
del fiume esperto, solchi
le sue gote,
lasciando che la luce dei flash
abbronzi
ciò che rimane sotto la plastica
di un suo sorriso.
Troppe sono le volte in cui
ho lasciato la luce accesa
sui miei occhi
per fingere un contatto con Dio,
e coprire con una luce effimera
la realtà che oscura
passo dopo passo
ogni sforzo fatto per respirare
aria più pulita
tra le scorie di chi vuole
decidere per te.
Decidere ancora per te.
Ma mai più succederà.
Mai più avrò sonno.