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PASSANTECammini, a me somigliante,gli occhi puntando in basso.Io li ho abbassati- anche!Passante, fermati!Leggi - di ranuncolie di papaveri colto un mazzetto- che io mi chiamavo Marinae quanti anni avevo.Non credere che qui sia - una tomba,che io ti apparirò minacciando...A me stessa troppo piacevaridere quando non si può!E il sangue fluiva alla pelle,e i miei riccioli s'arrotolavano...Anch'io esistevo, passante!Passante, fermati!Strappa uno stelo selvatico per tee una bacca - subito dopo.Niente è più grosso e più dolced'una fragola di cimitero.Solo non stare così tetro,la testa chinata sul petto.Con leggerezza pensami,con leggerezza dimenticami.Come t'investe il raggio di sole!Sei tutto in un polverio dorato...E che almeno però non ti turbila mia voce di sottoterra.Marina Ivanovna Cvetaeva (Mosca 1892 – Elabuga 1941)