Guardo la luna riflessa nel lago,
quel Lago di Garda tanto amato,
sofferente.
I suoi polmoni sono pieni di polvere,
polvere di cemento che,
attimo dopo attimo,
accompagnano la sua agonia.
Quanti amori, quante passioni,
nati sotto le stelle,
in quei giochi di luce armoniosa,
in quella eterna magia.
Quel lago poetico,
urla il suo dolore,
nelle notti gelide d'inverno.
I canneti, frustati dal vento,
piangono e le ombre delle gru,
come fantasmi,
gli ricordano la sua morte.
Di notte, le ruspe tacciono
ed una calma apparente,
s'impossessa dell'aria,
il dolce movimento di piccole onde,
crea un suono quasi impercepibile,
un suono di speranza
un suono che solo la luna vive,
unica sua eterna amante.