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Autore Topic: on sleepless roads the sleepless go.  (Letto 5309 volte)

Offline Marta Karen Micol

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on sleepless roads the sleepless go.
« il: 4 Ottobre 2011, 12:56:14 pm »
aveva i mostri nella testa. nei sogni. negli incubi che ogni notte la tenevano sveglia, gli occhi spalancati nel terrore, perchè quello che vedeva non erano esseri leggendari e inesistenti, lei vedeva il marcio della gente. l'apocalisse che immaginava, o forse prevedeva, o forse temeva, non era fatta di mostri con zanne o da belle donne con temibili poteri soprannaturali, no, era fatta da uomini e donne ben reali, del tutto simili a lei, ma con il cuore e l'anima dannati. era per questo che non riusciva mai a dormire, perchè sapeva bene che era del tutto plausibile, che avrebbe potuto succedere anche realmente. avevano occhi che poteva riconoscere, aspetto famigliare e distruggevano tutto ciò che toccavano col sorriso sulle labbra. nelle sue notti, Marta incontrava persone felici che ritrovava stese a terra in letti di sangue, tutto intorno a lei era rosso, liquido e denso, gli occhi erano aperti e sbarrati, nessuno sembrava salvarsi, le morivano davanti in modi così crudeli da essere inumani, eppure lo erano. erano possibili. erano reali al suo sguardo attento. il bene non vinceva mai. non che fosse facile vincere, ma di solito nei sogni il male viene sempre sconfitto, allontanato, relegato in luoghi irraggiungibili. non nei suoi. lei vedeva il mondo nel suo modo peggiore, vedeva vittime e corpi fatti a pezzi, vedeva litri di sangue scorrere come fossero fiumi d'acqua fresca, vedeva sempre ciò che restava, il dolore e la sofferenza dei sopravvissuti, il loro senso di colpa, la disperazione e il senso di impotenza. vedeva il male. non era difficile sapere perchè non chiudesse mai gli occhi. non era complicato scoprire che le occhiaie, la rabbia, il nervosismo che si portava dietro potesse esplodere in un istante, contro chiunque le dicesse che aveva bisogno di riposo, che così non poteva andare avanti. erano cose scontate, che sapeva da sè. ma la paura era troppa, il dolore era troppo, il macigno che le opprimeva il cuore ad ogni risveglio bagnato di lacrime amare che non si era neppure accorta di aver perso. se avesse dormito, non avrebbe potuto uscire di casa al mattino, non avrebbe avuto il coraggio di rischiare che quello che aveva visto fosse la realtà, perchè le sue notti, nei suoi sogni, erano sempre in luoghi familiari, con persone conosciute o amate. non era altro che una realtà possibile. non un sogno irreale. per questo non chiudeva gli occhi. per questo tirava avanti a caffeina in ogni istante di ogni giorno che continuava a passare. in più, era sola. non c'era nessuno che la consolasse al risveglio, nessuno che le dicesse che stava bene e che tutto sarebbe andato per il meglio. era sola e le battaglie solitarie sono le più difficili da combattere,quando si combatte contro mostri invisibili che ti affollano la testa. erano anni ormai che succedeva. lunghi periodi di incubi, sempre più spesso, sempre più reali. sempre più imbattibili.
”Albert Camus once wrote, ‘Blessed are the hearts that can bend. They shall never be broken.’ But I wonder, if there’s no breaking, then there’s no healing, and if there’s no healing, then there’s no learning. And if there’s no learning, then there’s no struggle. But struggle is a part of life. So must all hearts be broken?”


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Re: on sleepless roads the sleepless go.
« Risposta #1 il: 4 Ottobre 2011, 12:57:27 pm »
il suo odio cresceva col passare dei giorni, odiava se stessa e la sua vita, odiava chiunque le distruggesse i sogni e si chiedeva sempre "perchè io?" ma non trovava risposta, nessuno sapeva risponderle. certo, all'inizio aveva pensato fosse un dono, qualcosa che la rendesse speciale, che fosse stata scelta per cambiare le cose, ma si era accorta che non era la verità. niente di ciò che sognava si avverava, per fortuna, ma continuava a tormentarla, e quando stai con gli occhi chiusi non puoi distinguere verità e bugia. a volte, non puoi distinguerla nemmeno quando li apri. Marta perdeva certezze col passare del tempo, non sapeva mai se fosse davvero giorno, se il sole fosse reale o se le persone che incontrava stessero solo aspettando di distruggersi il mondo intorno. non lo capiva. ogni sguardo incrociato, ogni mano stretta, ogni bacio sulla guancia le sembrava segno di tradimento, ogni sorriso nascondeva il marcio e tutto, tutto intorno era nero. pericoloso. letale.
i suoi grandi occhi, un tempo belli e indimenticabili, avevano iniziato ad essere solo stanchi, cerchiati, spenti, vuoti. avevano iniziato ad essere inutili. forse, ciò che doveva capire da tutti gli incubi era semplicemente che non avrebbe potuto salvare tutti. che doveva arrendersi alla realtà che ognuno è come è, e non può essere cambiato. eppure lei continuava a lottare, a cercare sempre nuovi modi per convincere la gente ad essere migliore, a puntare sui propri pregi. Marta era fatta così, amava combattere ben sapendo di non poter vincere. lo faceva anche di notte, mentre le persone le morivano intorno lei continuava a correre da un lato all'altro, bloccava emorragie, si scagliava con forza contro tutto ciò che c'era di sbagliato, non mollava mai, anche quando capiva che non c'erano speranza continuava a cercare modi di salvare tutti. ma era sola, a combattere. sola a sporcarsi di sangue e ogni mattina, al risveglio, nel suo naso quell'odore forte e metallico le dava la nausea. ogni mattino lei era più stanca della sera precedente, più dolorante, più triste. perchè non aveva salvato tutti, a volte non riusciva a salvare nessuno e se ne doveva restare seduta sul ciglio di una strada ad aspettare un'ambulanza che non arrivava mai, a vedere la vita sparire da volti di persone che amava.
si sentiva inutile. sempre. non poteva fuggire, non poteva aiutare, non poteva fare nulla, solo apettare. inutilmente. per questo aveva smesso di dormire, perchè oltre al senso di sconfitta, l'attanagliava un senso di impotenza intollerabile.
”Albert Camus once wrote, ‘Blessed are the hearts that can bend. They shall never be broken.’ But I wonder, if there’s no breaking, then there’s no healing, and if there’s no healing, then there’s no learning. And if there’s no learning, then there’s no struggle. But struggle is a part of life. So must all hearts be broken?”


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Re: on sleepless roads the sleepless go.
« Risposta #2 il: 4 Ottobre 2011, 12:58:30 pm »
l'apocalisse biblica si realizzava davanti a lei, una serie infinita di dolore e piaghe e lacrime che sembravano implacabili, invincibili. in ogni luogo, in un istante, si passava dalle grida più forti al silenzio più assordante. tutto si spegneva in pochi istanti e Marta era la sola a restare in piedi, sempre sola e sempre disperata. sempre sola e sempre in lacrime. accadeva sempre e lei non poteva più dormire.
si accorse solo per caso che il solo momento in cui riposava serena era tra le braccia di una persona che le aveva fatto più male di tutte le altre, che le aveva spezzato il cuore troppe volte e che aveva giurato a se stessa di non cercare mai più. ma nel suo abbraccio caldo, appoggiata al suo corpo nudo forte e protettivo, dormiva in pace. le sembrava impossibile perchè di solito l'averlo a fianco non faceva altro che tenerla sveglia, il tempo a disposizione tra loro era così poco che non aveva mai voluto sprecarlo a dormire, eppure in quel periodo quando erano insieme non riusciva a tenere gli occhi aperti, di notte. non appena si allungavano sul letto, non appena i loro corpi trovavano pace, anche la sua anima e il suo cuore si trastullavano nella beatitudine e nella sicurezza, così che le sue membra stanche i mille battaglie perse trovavano pace e conforto. era successo per caso, la prima volta che si erano incontrati dopo mesi, dopo aver passato insieme la giornata tra impegni e faccende che di solito viveva da sola, erano tornati a casa, lui aveva cucinato mentre lei faceva una doccia, si era vestita e aveva trovato il tavolo apparecchiato e due calici pieni di vino, si era seduta, stanca e coi capelli bagnati, e lo aveva guardato. quegli occhi erano i soli a poterle aprire le porte del paradiso. amava specchiarvisi. amava il modo in cui lui la guardava, come se fosse la cosa più bella del mondo. si era alzata e gli si era lanciata tra le braccia, con enfasi, aveva appoggiato la testa umida sulla sua maglia e aveva lasciato accarezzarsi, con tutta quella dolcezza che ormai era sbiadita tra i ricordi. Il cuore di Marco batteva calmo, sereno, placava anche il suo, di solito veloce e stressato. piano piano scopriva la serenità che le mancava e passarono molti minuti prima che si staccassero per andare a mangiare. cenarono senza fretta, chiacchierando senza impegno di cose futili e di altre importanti, lui sapeva salvarla sempre. sapeva esserci quando era necessario, era la sua unica certezza anche se odiava ammetterlo. bevevano e mangiavano, in sottofondo la musica, tutto sembrava perfetto, irreale come i migliori sogni che tanto le mancavano. respiravano quella dolcezza e quella pace che Marta temeva da sempre, le faceva paura perchè sapeva che era solo momentanea, che era solo una pausa dalla realtà. non quella notte, ne aveva troppo bisogno. si abbandonò fiduciosa a quelle cure cui non era abituata, lui la coccolava come se fosse una bambina, le aveva persino comprato un pupazzo, l'abbracciava stretta sul letto, senza chiederle nulla, senza pretendere nulla. come se il semplice fatto di star lì, insieme, fosse abbastanza anche per lui. ogni tanto le baciava la fronte, o le accarezzava una guancia, o la testa, per restare poi immobile al suo fianco, in silenzio, a cullarla mentre la musica andava avanti, le canzoni si susseguivano come in una ninnananna, i suoi occhi si chiudevano lentamente, senza lasciarle via di scampo. ma Marta non poteva, non voleva dormire, doveva dirgli troppe cose, doveva smettere di mentire e di nascondere i propri sentimenti, le persone morivano troppo spesso nella sua vita, anche se solo in sogno...si sforzò di restare sveglia, si mise a sedere e lui la seguì, senza staccare neanche un dito dalla sua spalla nuda, e lei si accoccolò sul suo petto, fissava il vuoto perchè i suoi occhi la facevano sempre perdere, e cominciò a dire: "Tu mi salvi sempre. ti ho detto quanto stavo male ieri mattina e tu stamattina eri qui, seppure fosse così lontano e oggi avresti dovuto lavorare. tu mi salvi sempre e io non ti dirò mai grazie abbastanza, per questo. ma c'è una cosa che voglio che tu sappia, perchè forse quegli incubi servivano ad insegnarmi a non rimandare le cose, a non nascondere i miei sentimenti, tu sai quanto ti amo, l'hai sempre saputo. ma le nostre strade non hanno mai potuto incontrarsi e questo ci ha allontanati sempre più. so che hai la tua vita e io ho la mia, e che ci sono chilometri e chilometri a dimostrarlo, ma non voglio più farlo. non voglio più scappare da te o da me stessa. io ti amo. da sempre. dalla prima volta che sulla spiaggia mi hai baciato e mi hai riavviato il cuore che taceva da un po'. se questo vuol dire che per stare con te devo tornare indietro, se dev rinunciare ai miei sogni per lasciarti raggiungere i tuoi, va bene. lo farò. posso tornare con te anche domani, non posso più starti lontano. non voglio. tu sei tutto ciò che voglio. se immagino il futuro, so solo che vedo te. ovunque sia, qualunque cosa io stia facendo, tu sei la costante di tutto ciò che immagino. di tutto ciò che vedo. e non sarà un caso se ho visto tutti morire nei miei incubi, tutti tranne te. non sarà un caso se sei venuto fin qui solo perchè non riuscivo più a dormire. sei la persona, la sola persona, senza cui realmente non riesco a vivere. non più. io ci ho provato, ho affogato la tua mancanza in impegni infiniti, in giorni pieni dall'alba a notte fonda, ho rincorso amici e nemici, ho fatto di tutto per non lasciarmi possibilità di patire la tua assenza, ma non ha funzionato. questo vuol dire che non posso farne a meno. non posso starti lontano."
”Albert Camus once wrote, ‘Blessed are the hearts that can bend. They shall never be broken.’ But I wonder, if there’s no breaking, then there’s no healing, and if there’s no healing, then there’s no learning. And if there’s no learning, then there’s no struggle. But struggle is a part of life. So must all hearts be broken?”


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Re: on sleepless roads the sleepless go.
« Risposta #3 il: 4 Ottobre 2011, 12:59:18 pm »
"non posso lasciartelo fare. anche io sento la tua mancanza, e tanto, lo sai. ma non puoi rinunciare ai tuoi sogni per me, perchè alla fine arriveresti ad odiarmi. hai ragione, le nostre strade non di dono mai potute incontrare, ma forse quel momento arriverà presto. ho chiesto il trasferimento, dovrei sapere tra un paio di settimane se lo accettano. se così fosse, tu non devi muoverti di qui, perchè mi sposterebbero a mezz'ora di macchina da questa casa. che ne dici?"
"dico che è impossibile. non ci credo! tu sei matto..."
"non più di te, per me non cambia molto, lo sai, il mio lavoro è lo stesso ovunque, il tuo no. quindi sta calma e cerca di riposare un po'. domattina staremo ancora qui e potrai continuare a dirmi quanto mi ami." e le fece un sorriso di quelli che le fermavano il respiro. aveva tutta una vita davanti ma per la prima volta si era accorta di come fosse del tutto senza senso, se era costretta a rinunciare alla persona che amava. ma lui, come al solito, la salvava. non era possibile, che fosse sempre qualche passo davanti al suo, che trovasse il modo di mettere tutto a aposto, senza sforzi, come se fosse la cosa più semplice al mondo. tornò a rilassarsi, ma non aveva più sonno, il suo corpo così stanco aveva improvvisamente nuove forze, una nuova euforia, era strano come una frase potesse cambiare tutto. portarla dalla disperazione alla gioia, dalla stanchezza alla voglia di vivere in eterno.
cercò le sue labbra con foga, la sua lingua con smania, era troppo tempo che non l'aveva così vicino, col cuore oltre che col corpo e voleva approfittare di ogni attimo possibile per rafforzare quella sensazione, doveva farlo. iniziò a togliergli i vestiti di dosso, lui faceva lo stesso, il suo corpo le sembrava dorato, perfetto. erano implacabili, come due assetati che finalmente trovano da bere, Marci si allontanò dalla sua bocca solo per dirle:" lo volevo da così tanto tempo, ora sta finalmente succedendo. ti amo." di nuovo, la sua dolcezza le diede un brivido di desiderio, anzichè spaventarla. quel brivido che le scosse ogni fibra dell'essere, spingendola di nuovo a cercare le sue labbra e ogni centimetro della sua pelle ormai nuda, a rincorrere il piacere di sentirsi sfiorare da mani che la conoscevano a memoria, che non avevano bisogno di impegnarsi per darle piacere. ma quella sera, era tutto diverso. on capiva perchè, ma le sembrava un nuovo inizio, una nuova possibilità, Marco la fece stendere di nuovo supina, le bloccò le mani sopra la testa e continuò solo a baciarla, il viso e il collo per quella che sembrava l'eternità, facendola impazzire per la voglia che esplodeva, non accennava a cambiare posizione o atteggiamento, sembrava che volesse mangiarla. i suoi occhi avevano un guizzo strano, come di un cieco che riesce a vedere il sole per la prima volta. Marta cercava di spostarlo, di liberarsi, voleva toccarlo, voleva appropriarsi di tutto, di ogni brandello della sua persona, nulla doveva restare pulito o abbandonato, ma lui non la lasciava. non si lasciava sfiorare. quando finalmente ebbe il fiato di chiedergli perchè si stesse comportando così, lui le rispose sommessamente che non aveva fatto quel lungo viaggio per fare sesso, l'aveva fatto perchè lei aveva bisogno di sicurezze e di qualcuno che la facesse sentire al sicuro. non poteva lasciare che il corpo li dominasse, in quel momento doveva prendersi cura del suo cuore così stanco e impaurito. ma non era quello che lei voleva, non era quello di cui aveva bisogno,, o almeno, non solo di quello. anche il suo corpo aveva bisogno di sentirsi vivo, di sentire qualcuno vivo vicino. che non perdesse sangue nè avesse gli occhi vitrei, ma anzi qualcuno che fosse scosso dal piacere, che non avesse la forza di fermarsi perchè le sue vene stavano bollendo, era questo che voleva sentire. era così che voleva sentirsi. solo allora si lasciò andare, solo allora capì che finalmente cuore e corpo si erano riuniti, e smise di bloccarla, smise di trattenersi, tutta la passione contenuta esplose in movimenti veloci e implacabili, in un desiderio incontenibile. le loro pelli libere di ritrovarsi si davano scosse e piacere, si davano un ritmo aritmico. la musica si azzerò, riusciva a percepire solo i loro respiri mozzi, solo il battito veloce del proprio cuore e quello vitale che aveva addosso, i loro odori si mischiavano in modo perfetto, come se fossero fatti per unirsi. i suoi occhi chiusi non vedevano mostri, non vedevano disastri, non percepivano nulla di malvagio intorno solo passione amore e vita. e un sorriso le illuminò il viso dopo settimane di buio assoluto. Marco la salvava sempre, sembrava essere il suo destino. ma in qualche modo anche lei lo aveva salvato, svariate volte, aveva creduto in lui quando nessun altro lo faceva e aveva lottato con tutte le sue forze per evitare che gelosie e rimorsi li tenessero lontani. non era mai stato facile, tra loro, eppure si erano aiutati a vicenda in ogni difficoltà. lo strinse a sè con forza, quella notte non doveva finire mai. il piacere raggiunse entrambi fin troppo velocemente, ma lui continuava a tenersela addosso, ora immobile, rilassato e in pace come lei, sereno di vedere un po' di pace in quegli occhi neri così belli, le aveva ripetuto spesso quanto lo facessero impazzire. la cullava dolcemente e lei pian piano si abbandonò al sonno, anche se sapeva di aver bisogno di una doccia, ma quando provò ad alzarsi lui le disse di riposare, la mattina seguente avrebbero potuto farla insieme. le dise di godersi quella notte, che il suo profuno l'avrebbe tenuta al sicuro dagli incubi e dai mostri. e così fu, incredibilmente nel sogno continuò a rivivere quelle ore di amore totale, di gioia e di serenità. quando si svegliò, il mattino dopo, era abbastanza tardi per i propri standard, ma era rilassata e riposata che sembrava una persona nuova, o la vecchia Marta.
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Re: on sleepless roads the sleepless go.
« Risposta #4 il: 4 Ottobre 2011, 13:01:22 pm »
aprì gli occhi con il sole che le batteva sul viso, sorridente e si girò per cercarlo, Marco non c'era. allora pensò che forse era stato davvero tutto un sogno, si alzò e fece una doccia, ma sulla pelle l'odore non era il proprio. non riusciva a capire, comunque fece colazione come ogni altro giorno, una tazza di caffè veloce, preparò la borsa, si vestì e uscì. non appena si chiuse la porta alle spalle, mentre stava già decidendo di aver solo sognato tutto del giorno precedente, lo incontrò per le sale e quasi cadde per corrergli incontro e buttarsi tra le sue braccia. lui la fissava sorridendo, le mani impegnate da alcune buste e un aspetto fresco e riposato, sembrava esattamente come lo aveva visto quella notte e le disse: "buongiorno eh! guarda che si dorme di notte, non di giorno, pensavo fossi in coma!"
"Allora non ho sognato!"-rispose Marta felice-"eri con me stanotte! scusa, è che avevo davvero bisogno di riposo, non ti ho visto e pensavo che non fosse vero che eri qui"
"Ormai confondi proprio realtà e finzione, non è vero?certo che erto qui con te, sono andato a comprare delle cose che ho visto sono rotte in casa, così mentre tu vai a lavoro io risolvo qualche problemino e poi possiamo stare ancora un po' insieme, che ne dici? ora vai, è già tardi."
"Va bene, hai ragione, devo scappare. ci vediamo più tardi. sicuri che ti trovo a casa?"
"certo, te l'ho detto ieri, resto per due settimane. a dopo"
le diede un bacio veloce e salì mentre lei correva verso il portone e poi in macchina, sperava almeno di non trovare troppo traffico o avrebbe dovuto saltare la pausa pranzo per recuperare il ritardo.
quando arrivò in ufficio, fresca e riposata, sorridente, tutti le fecero i complimenti perchè era davvero da troppo tempo che la vedevano spenta e assente. qualcuno le chiese se aveva trovato il modo per sopperire alla mancanza di sonno, qualcun altro le fece battute, ma lei tirò dritta fino alla propria porta, entrò e se la chiuse alle spalle, si mise al computer e si concentrò per finire tutti i documenti da consegnare entro l'ora stabilita, non voleva proprio tornare a casa più tardi del previsto. piena di nuove energie, il suo cervello sembrava lavorare più veloce del suo tanto che finì in netto anticipo le pagine che doveva tradurre quella mattina e iniziò perfino quelle del giorno successivo. quando alle quattro e mezzo si preparò ad andar via era ancora felice e sorridente come appena arrivata, salutò tutti in fretta e andò a prendere la macchina, pronta a tornare a casa. se anche avesse impiegato più del previsto, sarebbe arrivata con un'ora d'anticipo, tanto aveva lavorato in fretta.
intanto, a casa, Marco aveva aggiustato due luci fulminate, aveva lavato i piatti della sera prima ed era uscito a comprare gli ingredienti per un dolce, voleva che lei trovasse tutto perfetto per quando sarebbe arrivata e poi si rilassò sul letto mentre guardava la tv, fece alcune chiamate di lavoro e decise di sfruttare il tempo per preparare alcune bozze da consegnare, anche se aveva preso quei giorni di ferie per starle vicino, visto che lei non c'era e lui non aveva bisogno di un ufficio per farlo, sperava che il suo impegno fosse ripagato con quel trasferimento a cui non voleva proprio rinunciare. avevano bisogno di stare insieme e quello era il modo migliore per farlo, lo sapeva e ormai aveva deciso. certo, non voleva nemmeno perdere i propri privilegi, ma in fondo aveva capito che nulla valeva il prezzo di sentirla così disperata, non poteva sopportarlo. accantonò quei pensieri e riempì decine di pagine con dati, prospetti e commenti, quando sentì la porta aprirsi aveva da poco spedito tutto via mail ed era impaziente di vederla. se la trovò davanti come l'aveva sempre amata, in un modo che solo il giorno prima gli era sembrato impossibile recuperare. bella e sorridente, sembrava davvero felice e all'unisono dissero:"mi sei mancata."-"mi sei mancato."
si, aveva preso la decisione giusta a venire da lei. troppe volte aveva rinunciato per paura di scoprire che non aveva più bisogno di lui o che fosse troppo impegnata per vederlo, ma era stato uno stupido, in fondo al cuore sapeva che non appena fosse arrivato lei avrebbe trovato il modo per dedicargli ogni attimo libero e anche molto di più. avrebbe trovato il modo di scaldargli il cuore. non avrebbero dovuto rimandare così a lungo, ora ne era certo. ma non voleva pensarci più, voleva solo stare con lei. così le propose una passeggiata in centro, quella città era troppo bella per chiudersi in casa e poi avevano tutta la notte per fare altro. lei accettò subito e si incamminarono senza fretta per le viuzze del centro, quelle strade che raccontavano mille storie di altri uomini e altre donne, alcune belle altre brutte, alcune d'amore altre di solitudine, a volte raccontavano perfino altre epoche. Marta amava camminare per la città senza meta, soprattutto quando scendeva la notte, lasciare che l'aria fresca le schiarisse le idee e purificasse i pensieri, ma quella sera non ne aveva bisogno, la sua mente era già limpida e serena, tutto ciò che desiderava era passare il proprio tempo in compagnia di Marco, si rendeva conto di quanto le fosse mancato nei mesi in cui non si erano visti e quasi mai sentiti. ma tra loro era così da sempre, potevano allontanarsi per tutto il tempo del mondo, non appena si rivedevano era come se non si fossero mai lasciati. stavano guardando delle vetrine e scherzando sugli acquisti da fare quando per un attimo Marta quasi cadde, i suoi occhi si fecero vitrei per pochi istanti e lei vide la sola cosa che avrebbe potuto distrarla da lui quella sera. una ragazza tra la folla svenne, battendo la testa e iniziando a perdere sangue. tutti le passavano a fianco senza considerarla e lei non poteva cercare aiuto, sembrava che qualcuno perfino la calpestasse.ma non era reale, era solo nella sua testa. lo capì guardando Marco che la fissava spaventato, solo che fissava lei e non altri. si riprese e non vide nessuno a terra, nè sangue. nulla.era solo un flash. non poteva durare che fosse tranquilla. si spaventò di nuovo, quando si accorse che diversamente dalle altre volte le era capitato da sveglia, mentre era in compagnia della persona che amava. iniziò a tremare, e nulla potevano le braccia che la stringevano. aveva paura, una paura che la bloccava al suolo. passarono diversi minuti prima che lui riuscisse a scuoterla e riprendessero a camminare, stavolta verso casa. la passeggiata non era andata proprio come speravano, ma Marta non voleva rinchiudersi, voleva affrontare quel terrore che la possedeva, non avrebbe lasciato che le rovinasse la serata. si girò verso di lui e disse:" ti prego, non portarmi a casa. restiamo ancora un po' e vediamo che non ricapiti. non deve succedere ancora.resta solo vicino a me, al resto ci penso io."
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Re: on sleepless roads the sleepless go.
« Risposta #5 il: 4 Ottobre 2011, 13:04:01 pm »
lui assentì zitto, come se avesse appena visto un mostro, o una sconosciuta. solo in quel momento si rese conto di quanto sarebbe stato difficile, ma ne apprezzò per l'ennesima volta il coraggio.si, era ancora la donna di cui si era innamorato. le caratteristiche principali erano rimaste lì, a volte sepolte sotto anni di problemi e dolori, ma c'erano. finalmente riuscì a sorriderle, le prese la mano e si affidò a lei, al suo bisogno di reagire. era la persona più forte che avesse conosciuto, così coraggiosa e così orgogliosa che per molto tempo l'aveva invidiata, poi finalmente aveva capito e aveva iniziato ad esserlo anche lui. Marta non se ne accorgeva, perchè per lei era qualcosa di naturale, di spontaneo, ma era in grado di trasmettere agli altri tutta la propria fiducia, perchè era una di quelle persone che per quanto la vita le punisca non si abbattono mai. continuano a combattere per se stesse e per gli altri che non sono in grado di farlo, l'aveva fatto anche con lui, gli aveva dato tutto il suo appoggio quando gli altri erano scappati perchè non capivano cosa stesse succedendo nè quello che stava diventando. gli era sempre rimasta vicina, anche quando lui la trattava male o l'aveva mandata via perchè aveva il cuore a pezzi. lei non se n'era andata, mai. e lui avrebbe fatto lo stesso ora, anche se aveva paura di quello che le stava capitando, non l'avrebbe abbandonata. sapeva che ne sarebbe valsa la pena.
continuarono a camminare per ore e non successe nient'altro, quando finalmente Marta decise che potevano tornare a casa ormai era notte fonda, avevano perfino saltato la cena senza preoccuparsene e ora avevano entrambi fame, così quando arrivarono si sedettero a tavola e mangiarono il dolce che lui aveva fatto con tutto l'amore di cui disponeva, poi, con calma, si misero a letto e si addormentarono dopo pochi minuti, lui ancora preoccupato, lei semplicemente stanca e sfinita da quella nuova, dolorosa, esperienza.
i giorni passavano in fretta tra gli impegni di Marta e Marco che continuava a prendersi cura di lei, lavorando quando poteva e coccolandola quando erano insieme. arrivò il sabato e passò in fretta fra spese da fare e amici da vedere, anche se nessuno di loro aveva voglia di incontrare altre persone capivano di non poter scomparire, così passarono il pomeriggio tutti insieme al parco, fecero un pic nic, risero e scherzarono, passeggiarono e poi finalmente ognuno tornò alla propria vita, alle proprie responsabilità. ma la sera, quando arrivarono a casa, successe una cosa che la lasciò basita prima di riuscire a rispondere. lui le chiese se lo aveva visto parlare al telefono, quel pomeriggio, lei annuì preoccupata e lui disse: "bene, perchè devo dirti che domani torno a casa. avevo preso un'altra settimana di ferie per restare qui con te, ma oggi mi hanno chiamato per dire che non era possibile, devo tornare a lavoro martedì."
"vuol dire che domani riparti e io non so quando ti rivedo? perchè non me lo hai detto subito?saremmo tornati qui e avrei passato tutto il tempo che rimaneva solo con te. sai che non mi importava di star con gli altri, io volevo stare con te."
"non te l'ho detto perchè non volevo rovinarti la giornata, ci stavamo divertendo così tanto. e poi anche perchè...torno qui a lavorare. mi hanno concesso il trasferimento, solo che devo iniziare questa settimana invece che la prossima, o l'avrebbero rimandato a fine anno. contenta?"
Marta gli saltò in braccio come sempre quando riceveva una bella notizia e rispose:" allora perchè domani parti? se martedì devi andare a lavoro qui non puoi restare?"
"Stupida-rispose lui- devo andare a prendere le mie cose dall'ufficio e qualche vestito da casa, ho qualche affare da sbrigare e devo ancora dirlo ai miei genitori... martedì sarò qui, è una promessa, ma domani mattina all'alba parto. vorrei che potessi venire con me, ma è un viaggio che ti stancherebbe solamente, riesci a stare senza di me per quarantott'ore, vero?"
sorridendo lei rispose:"assolutamente no! vengo con te, ovvio! così ti aiuto e ti proteggo se i tuoi genitori tentano di ucciderti, che ne dici? in fondo è solo un giorno di ferie, si può fare. andiamo a fare le valigie, forza forza!"
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Re: on sleepless roads the sleepless go.
« Risposta #6 il: 4 Ottobre 2011, 13:06:37 pm »
iniziò a correre per la casa, riempiendo una valigia gigantesca per l'euforia, poi improvvisamente una mano la bloccò, qualcuno la buttò sul letto e si lasciò cadere sopra di lei mentre non riusciva a smettere di ridere e si sentì dire:" se fai così non ti porto, sappilo! hai riempito una valigia come se dovessi star via tre settimane, invece stiamo via neanche due giorni, quindi er favore adesso io ti lascio alzare ma tu la svuoti e prendi quella piccola, ti concedo due paia di pantaloni due maglie e un vestito, se proprio vuoi metterlo. non più di due paia di scarpe e nient'altro, capito?"
Marta lo fissò come se le stesse chiedendo di tagliarsi una mano, mise il broncio come i bambini, ma lui aveva imparato a non farsi mettere in soggezione, quindi continuò a fissarla con convinzione. alla fine lei acconsentì e fece come le era stato chiesto, poggiò la valigia a terra e si allungò al suo fianco, poi gli disse: "sei cattivo, lo sai?"
"no, non lo sono. non puoi occupare metà della macchina con le tue cose, o non ci staranno le mie. sai, io dovrei portarne molte, visto che mi trasferisco qui. e poi, non ti servirebbero. non avrei nemmeno il tempo di metterli, i vestiti. ho deciso che ti terrò chiusa in casa mentre io andrò in ufficio, ho paura che qualcuno ti rapisca. soprattutto visto il modo in cui ti vesti. tu sei mia, solo mia, te lo ricordi questo?"
"non è giusto! io adoro vestirmi così, ma lo faccio solo per te, lo sai che non voglio nessun altro, figurarsi poi qualcuno che sta così lontano da me, proprio quando il mio amore si trasferisce e finalmente lo vedrò ogni giorno!"
"Mmm... questa prospettiva mi piace, devo dire che hai proprio ragione, allora forse potrò lasciarti uscire...adesso però vieni qui, piccola pazza!"
e di nuovo iniziarono a rotolarsi sul letto, a ridere insieme, felici e spensierati, ma lei si fermò e gli disse:" senti, qui il pazzo sei tu se pensi di non dormire questa notte. domani devi guidare, quindi adesso chiudi gli occhi e stai zitto, capito?volendo, domani mattina potrai dimostrarmi quanto hai riposato e come sono buoni i tuoi riflessi, chiaro?"gli sorrise e aspettò che chiudesse gli occhi, poi fece lo stesso e di nuovo tutti i suoi sogni furono rosei e sereni, perchè si stavano realizzando per davvero.
quando la sveglia suonò sembrava che fossero appena andati a dormire, ma saltarono entrambi giù dal letto, presero le valigie, si chiusero la porta alle spalle e andarono a prendere la macchina. si fermarono in un bar vicino all'autostrada a fare colazione, poi iniziò il viaggio.
Marta aveva portato con sè i suoi cd, fatti a posta per quelle occasioni, pieni di musica di ogni genere ma scelta con cura, mise gli occhiali da sole e si rilassò sul sedile, guardava fuori e vedeva tutto il futuro stendersi in mezzo al paesaggio. le sembrava ci sarebbe stato il sole, da quel momento in poi.
fecero una sola sosta, per un caffè e una sigaretta, poi ripartirono e arrivarono che era ora di pranzo, andarono a casa di Marco e lei cucinò mentre lui iniziava a preparare le cose che doveva portare con sè, avevano il pomeriggio libero e la sera erano invitati a casa dei rispettivi genitori, si sarebbero visti dopo cena, ma erano entrambi troppo felici per preoccuparsene. avevano deciso inoltre che il giorno successivo lei l'avrebbe accompagnato in ufficio e appena avessero caricato tutto in macchina sarebbero ripartiti, in modo da non arrivare troppo tardi e potersi riposare prima di tornare al lavoro il martedì.
pranzarono e poi si rilassarono un po', ognuno agitato per la propria serata, nessuno di loro sapeva come ne sarebbe uscito, dopo aver comunicato ai loro genitori che lui si trasferiva e che avrebbero vissuto insieme. ma in fondo, sapevano anche che non avevano bisogno dell'approvazione di nessuno, erano loro a dover essere felici e lo erano. il resto passava in secondo piano. decisero di passare il pomeriggio al mare, a Marta mancava sempre moltissimo e vi andava ogni volta che le era possibile, l'aria settembrina sembrava ancora estiva e il sole era ancora abbastanza caldo, così si allungarono sulla spiaggia, per fortuna era stata previdente e aveva messo anche il costume in valigia, poi azzardarono un bagno che nessuno intorno a loro aveva avuto la folle idea di provare. l'acqua di certo non era calda, ma la sensazione di dominio totale che se ne otteneva era imperdibile, così si allontanarono dalla riva fin dove non riuscivano a toccare il fondo e si lasciarono andare alla corrente, fino a che persero la concezione del tempo e quando tornarono indietro e andarono a prendere la macchina scoprirono che al solito sarebbero arrivati in ritardo alle rispettive cene, ma almeno sarebbero stati affamati in modo che nulla sarebbe andato sprecato. mezz'ora dopo erano seduti a tavola, a qualche chilometro di distanza, e dicevano le stesse parole. anche le reazione furono simili, sbigottimento, confusione, rabbia, poi quando videro la felicità che traspariva dagli occhi dei loro figli, entrambe le famiglie diedero il loro consenso, e come loro avevano previsto furono ben contenti che il loro sogno potesse finalmente realizzarsi.
quando si ritrovarono, qualche ora dopo, erano entrambi soddisfatti e grati, ben consapevoli di quanto fossero fortunati.
passarono la notte a fare l'amore, dormendo ogni tanto e svegliandosi spesso non ancora appagati, poi, quando il sole sorse, entrambi decisero che non avrebbero potuto rispettare il programma del giorno prima. erano troppo stanchi per viaggiare, così Marta propose che lui facesse come si era detto e andasse in ufficio e caricasse la macchina, lei ne avrebbe approfittato per riposare qualche ora in più in modo che avrebbe potuto guidare senza correre rischi inutili, e così fecero. quando lui tornò lei era fresca e riposata, di nuovo non aveva avuto nessun tormento, tutto era pronto e dopo aver preparato un paio di panini e vuotato il frigo, partirono. di nuovo, la musica era scelta per un viaggio e mentre lui si rilassava dal lato passeggero, lei guidava serena verso il proprio futuro. il sole le batteva negli occhi senza darle fastidio, ogni mostro sembrava relegato nel profondo dell'anima e forse non ne sarebbe più uscito, ma soprattutto era sicura che se anche fosse successo, Marco l'avrebbe protetta. non sarebbe più stata sola. il loro mondo tornava ad unirsi, le loro strade finalmente combaciavano e tutto il resto non sarebbe stato un problema. tutto sarebbe andato per il meglio.
con quella certezza nel cuore, il posto che potevano entrambi ormai chiamare casa sembrò più vicino del solito, il viaggio più veloce che mai e il vuotare le valigie insieme, fare posto alle sue cose nell'armadio, una sensazione così bella ed appagante che quasi sembrava irreale. furono le sue braccia calde che la stringevano, quelle labbra che incontravano le proprie a rendere tutto vero.
avrebbero finalmente potuto camminare insieme. per le stesse viuzze. sotto le stesse stelle o sotto la stessa pioggia. si sarebbero svegliati nello stesso letto, avrebbero mangiato insieme, avrebbero vissuto insieme. e non avevano sbagliato, a credere che il destino volesse vederli uniti.
”Albert Camus once wrote, ‘Blessed are the hearts that can bend. They shall never be broken.’ But I wonder, if there’s no breaking, then there’s no healing, and if there’s no healing, then there’s no learning. And if there’s no learning, then there’s no struggle. But struggle is a part of life. So must all hearts be broken?”


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Offline kant.51

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Re: on sleepless roads the sleepless go.
« Risposta #7 il: 4 Ottobre 2011, 22:10:04 pm »
Ne ho letto una parte: molto fluido vivace scorrevole, si legge con piacere e tu sai coinvolgere!
cKappa ^*°^*°^*°^*°^*°^*°^*°^*° Sì che ti voglio bene, bene davvero...

Offline Marta Karen Micol

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Re: on sleepless roads the sleepless go.
« Risposta #8 il: 12 Ottobre 2011, 00:54:21 am »
grazie! <3
ne sono contenta, ma eviterò di postarvi il resto vista la lunghezza esorbitante di questo racconto... ;)
”Albert Camus once wrote, ‘Blessed are the hearts that can bend. They shall never be broken.’ But I wonder, if there’s no breaking, then there’s no healing, and if there’s no healing, then there’s no learning. And if there’s no learning, then there’s no struggle. But struggle is a part of life. So must all hearts be broken?”


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