L’Abbandono
Le storie d’amore possono finire, poco male quando la cosa succede da entrambe le parti e ci si lascia di comune accordo. Quando invece si è lasciati, allora non è più un semplice dolore: l’angoscia di essere abbandonati può divenire una vera malattia, una frattura che spezza la vita in due, prima e dopo l’abbandono, lasciando svuotati e confusi. Fa paura a molti restare soli, soprattutto quando si esce da una storia a cui si è voluto mettere il punto. Abbiamo sempre la necessità di fermare il tempo, le persone, le situazioni. Se ci soffermiamo un attimo ci rendiamo conto che la sofferenza maggiore è proprio nell’atto di trattenere nel voler restare attaccati a qualcosa che non ci appartiene più perché in realtà non ci è mai appartenuto, appunto non vogliamo perdere.. ma la perdita è un’esperienza con la quale entriamo in contatto appena nati.
Il primo abbandono, il primo tradimento è quello che alla nascita ci separa dalla situazione ideale di perfetta simbiosi con la madre, condizione perfetta nella quale, come dice Freud, aneliamo sempre tornare, ma dal momento della nascita noi siamo destinati alla solitudine, unica condizione nella quale l’uomo, davvero si riconosce e l’unica nella quale l’essere umano raggiunge il compimento di sé stesso.
Ma che succede quando troviamo situazioni affettive che ci danno l’illusione di eternità, di completamento, fiducia e abbandono? Cerchiamo di renderle senza tempo, e non ci rendiamo conto che dovremo prima o poi affrontarne la fine, l’abbandono, definitivo, inappellabile, senza ritorno. La parola ci evoca un senso di sgomento e di ineluttabilità. L’abbandono, la perdita, il lutto, sono, tutti aspetti riconducenti allo stesso sentire. Nella realtà non c’è mai chi lascia e chi viene lasciato; anche se formalmente c’è la persona che si addossa l’onere del taglio, quella che si rende responsabile di mettere la parola fine con il gesto decisivo che sancisce l’abbandono, in realtà questo si realizza in due. L’esperienza ci insegna che chi lascia non è necessariamente quello che soffre meno, è solo la persona più coraggiosa o più determinata, oppure quella che ha paura o che non vuol crescere, insomma, maturare nel rapporto. Le situazioni si abbandonano quando si sono già allontanate da noi, quando si sono esaurite, quando si comprende che si sta imboccando il viale del tramonto dal quale non c’è ritorno.
C’è, allora, chi agisce l’attimo prima nel momento che precede la morte ormai annunciata, ed evitando le miserie dell’esperienza finale, si evita che queste diventino l’ultimo ricordo di quell’amore, di quell’amicizia o di quel rapporto che consideravamo così unico e credevamo così eterno.
Dovremmo imparare dall’esperienza che la vita evolve, è in continuo movimento e noi oggi non siamo, per fortuna, quello che eravamo ieri; se ci cristallizzassimo in atteggiamenti, pensieri o convinzioni, saremmo travolti da quello che ci circonda e che è in continuo movimento.
Le persone che entrano nella nostra vita e i rapporti che costruiamo sono preziosi proprio perchè noi li consideriamo tali. Noi attiriamo eventi e persone che in quel momento ci corrispondono perchè ci insegneranno delle cose, ci faranno vivere situazioni per farci evolvere, capire e crescere e poi, esaurito il loro compito si allontanano. La maggior parte delle persone che incontriamo ci sono destinate pochi mesi o pochi anni, qualcuno solo pochi giorni o anche solo per lo spazio di una chiacchierata, mentre altri ci accompagneranno tutta la vita.
Abbandonandoci completamente a quelli che sono gli eventi della vita, impareremo che è inutile cercare di trattenere qualcosa o qualcuno che non ci compete o appartiene più, credendo di poter dilazionare il dolore, di rimandarlo, diluirlo. Le situazioni esaurite si sono svuotate e noi avremmo accanto solo feticci, l’apparenza, il simulacro di quello che è stato e che per ordine superiore deve andare perché non ha più significato per noi o per l'altro. Allora, abbandoniamoci abbandonando, ma non passivamente che la vita ci vuole presenti, consapevoli e grati di quello che abbiamo avuto ed esperito da persone e situazioni. Senza l’abbandono, che è sempre una morte ma anche ordine naturale e vitale del ciclo della natura, non ci sarebbe la rinascita di nuova vita, dentro e fuori di noi. Anche, con tutte le difficoltà che si vivono con l'abbandono, il dolore che si prova, è necessario andare avanti, con fatica, ma alla fine si rinasce con una nuova forza di vita. Ora scrivo queste parole, belle e interessanti, ma in verità vi dico, che sto soffrendo moltissimo, nella speranza di ricostruire una nuova vita, anche da sola, ma l'importante alla fine, è vivere serenamente per quanto è possibile.
A volte ci sentiamo come bloccati in un istante, un istante che sembra eterno, un istante che può cambiarci e può segnarci. Mai sottovalutare la potenza del tempo, anche il più piccolo frammento di vita ci rende quello che siamo.