11 marzo 2003
Che cosa posso dire ora, in questo mattino … eppure il tempo ci ha dato e ci ha tolto e nemmeno poco: illusioni e parole, poi la voglia e la stanchezza per ricominciare e le vecchie idee, le nuove idee.
Una sigaretta, certamente, almeno in questo momento e il pensare e i sogni e la vita … E no, non dovevamo pensare … sì, ma dopo questa guerra …
Seduti sul bordo di un marciapiede, lo sguardo fisso alle ruote delle auto e tanta rabbia dentro.
Tu che mi rubi le parole che dico, io che ti guardo, tu che lo sai.
Un’impalcatura di fronte, la luce gialla del sole e uomini, che lavorano e conosco le parole che dici, uguali alle mie, ascolto il suono della tua voce, guardo il colore delle auto, il tempo che trascorre, i vestiti diversi della gente e ancora i colori …
E a che serve parlare quando si è rimasti svegli per più di una notte per pensare, giudicare, sognare e poi condannare persino se stessi e poi ritrovarsi in questo vuoto e non volersi neppure alzarsi il mattino dalle coperte.