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Autore Topic: stelle  (Letto 4457 volte)

Offline Deleo91

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stelle
« il: 22 Novembre 2009, 22:51:55 pm »
<<Guarda in alto.. li vedi?? Loro sono sempre qui…
Ci guardano, ci osservano e probabilmente ridono di ciò che stiamo passando, di ciò che pensiamo e di quanto possiamo esser veniali nel nostro piccolo…
Le stelle…
Ma cosa sono le stelle poi in fondo??
Luce riflessa che si rispecchia sulla superficie di questi astri… ok… ma ciò non risponde alla mia domanda….
Perché sono così belle e perché ci mettono in soggezione, facendoci restare ore col naso verso l’alto a pensare a tutto per arrivare a niente?? unicamente per avere la scusa di guardarle…
Buffa scusa, un po’ come quelle dei bambini curiosi che vogliono vedere il primo seno di donna, con l’unica differenza che qui non c’è curiosità, ma semplice voglia di libertà e voglia di volare…
Guardale bene, sembrano frammenti di specchio…
Lo stesso specchio che sopporta la tua immagine riflessa ogni mattina, che ogni mattina ti avvisa del tuo decorso, e che un po’ ti fa rabbia…
Ammettilo, vedere dei brufoli o i primi capelli bianchi non è il massimo che puoi auspicarti, soprattutto di prima mattina… ma lui non lo fa per cattiveria, anzi, lui rispecchia la tua anima… e se non ti piaci, è unicamente perché non stai bene con te stesso…
Ora che le guardo meglio però sembrano quasi lacrime su un foglio nero…
Sembrano le stesse lacrime che persi per quella ragazza, di cui ora ricordo a malapena il nome… ma che al suo tempo mi ha tagliato il cuore a due parti… una, la prima, batte sempre e sempre più forte, è quella che si è deteriorata a contatto col mondo e non vuole credere più in nulla, sempre in contrasto con la seconda, quella che spera nella parte buona della gente, ed è perennemente in cerca di un cuore simile a lui, anche se oggi sta cercando di non battere più.. ma allora era diverso… battevano in egual modo, e l’oscillare tra un tipo di pensiero all’altro portava dolore, facendomi perdere tutte le lacrime che avevo… probabilmente saranno state loro ad voler salite su per farmi da monito su quanto potesse esser triste il mondo.
Non negherai però che le stelle stasera sembrano un sacco di lampadine…
È bello giocare con la fantasia non credi?? La fantasia molte volte viene usata per chiudersi in sé stessi, viene considerata follia dai più, ma non puoi immaginare come ci si senta di vivere nel tuo mondo lontano dagli altri, lontano dai veleni, finchè non l’hai provato..
Ricorda però la natura stessa delle stelle, sono luce riflessa…
Una cosa che esiste nella realtà, ma non sono così luminose come sembrano, come molte cose della vita che non voglio elencare…
Spesso la razionalità deve vincere per forza di cose su tutto, per poter continuare a vivere senza ricordi, senza fantasia… ragionare in un modo gelido e senza cuore… anche se ciò fa male è indispensabile per poter vivere in tranquillità, con sé stessi e gli altri…
Meno prendi a cuore le cose e meno ti pentirai di averle perse, perché prima o poi le perderai…
Sei d’accordo??>>
Sapevo che non potevo avere una risposta lì sdraiato sul prato con l’urna di mio figlio al lato, ma che sentivo premere sullo stomaco…
Spensi la sigaretta e raccolsi il prezioso vaso… per quindi avvicinarmi al fiume e lasciare che il vento prendesse ci che rimaneva del sangue del mio sangue… e del mio sangue… non pulsa più ora, né per rabbia né per amore…
<<La vita può giocarti brutti scherzi, ma prima di lasciarti, volevo parlarti delle mie debolezze, per dimostrarti che anche un padre è un uomo…  addio>>
Scivolò via la lacrima…
Mi apprestai a tornare a casa…


Forse ci sta bene per l'inizio di un romanzo.. non credete???  :-" :P
Nei momenti difficili mostra un animo forte; allo stesso modo raccogli sapientemente le vele gonfie per il vento troppo favorevole

Offline kant.51

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Re: stelle
« Risposta #1 il: 22 Novembre 2009, 23:07:00 pm »
Sì, ci sta bene.
E sta bene anche per svelare un pezzetto di te, Michele... :-) , delle tue belle stelle personali.
cKappa ^*°^*°^*°^*°^*°^*°^*°^*° Sì che ti voglio bene, bene davvero...

Offline brezza

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Re: stelle
« Risposta #2 il: 23 Novembre 2009, 01:40:15 am »
Sicuramente sì... :-)

Offline Deleo91

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Re: stelle
« Risposta #3 il: 24 Novembre 2009, 00:49:42 am »
Capitolo 1

Ricordo ancora le parole di quella sera:
<<Guarda in alto.. le vedi?? Loro sono sempre qui…
Ci guardano, ci osservano e probabilmente ridono di ciò che stiamo passando, di ciò che pensiamo e di quanto possiamo esser veniali nel nostro piccolo…
Le stelle…
Ma cosa sono le stelle poi in fondo??
“Luce riflessa che si rispecchia sulla superficie di questi astri”… ci hanno insegnato… ma ciò non risponde alla mia domanda….
Perché sono così belle e perché ci mettono in soggezione, facendoci restare ore col naso verso l’alto a pensare a tutto per poi arrivare a niente??  Forse soltanto per avere una scusa guardandole…
Buffa scusa, un po’ come quelle dei bambini curiosi che vogliono vedere il primo seno di donna, con l’unica differenza che qui non c’è curiosità, ma semplice voglia di libertà e voglia di volare…
Guardale bene, sembrano frammenti di specchio…
Lo stesso specchio che sopporta la tua immagine riflessa ogni mattina, che ogni mattina ti avvisa del tuo decorso, e che un po’ ti fa rabbia…
Ammettilo, vedere dei foruncoli o i primi capelli bianchi non è il massimo che puoi auspicarti, soprattutto di prima mattina… ma lui non lo fa per cattiveria, anzi, lui rispecchia la tua anima… e se non ti piaci, è unicamente perché non stai bene con te stesso…
Ora che le guardo meglio, però, sembrano quasi lacrime su un foglio nero…
Sembrano le stesse lacrime che persi per quella ragazza, diventata donna, di cui ora ricordo a malapena il nome… ma che al suo tempo mi tagliò il cuore in due parti… una, la prima, batte sempre e sempre più forte, è quella che si è deteriorata a contatto col mondo e non vuole credere più in nulla, sempre in contrasto con la seconda, quella che spera nella animo buono della gente, ed è perennemente in cerca di un cuore simile a lui, anche se, oggi, sta cercando di non battere più.. ma allora era diverso… il mondo era diverso… le due metà battevano in egual modo, e l’oscillare tra un tipo di pensiero all’altro portava dolore, facendomi perdere tutte le lacrime che avevo… probabilmente saranno state loro a voler salire su per farmi da monito nella mia vita su quanto potesse esser triste il mondo…
Non negherai certo che le stelle stasera sembrano un sacco di lampadine…
È bello giocare con la fantasia non credi?? La fantasia molte volte viene usata per chiudersi in sé stessi, viene considerata follia dai più, ma non puoi immaginare come ci si senta vivendo in un mondo parallelo, lontano da tutti gli altri e lontano dai veleni, finchè non l’hai provato sulla tua pelle....
Ricorda però la natura stessa delle stelle. Sono soltanto luce riflessa…
Una cosa che nella realtà esiste, ma non è così luminosa come sembra, come molte altre cose della vita che non voglio elencare…
Spesso la razionalità deve vincere per forza di cose su tutto, per poter continuare a vivere senza ricordi, senza fantasia… ragionare in un modo gelido e senza cuore… anche se ciò fa male è indispensabile per poter vivere in tranquillità, con sé stessi e gli altri…
Meno prendi a cuore le cose e meno ti pentirai di averle perse, perché prima o poi le perderai…
Sei d’accordo??>>
Sapevo che non potevo avere una risposta lì sdraiato sul prato con l’urna di mio figlio al lato, ma che sentivo premere sullo stomaco…
Spensi la sigaretta e raccolsi il prezioso vaso… per quindi avvicinarmi al fiume e lasciare che il vento prendesse ci che rimaneva del sangue del mio sangue… e del mio sangue… non pulsa più ora, né per rabbia né per amore…
<<La vita può giocarti brutti scherzi, ma prima di lasciarti, volevo parlarti delle mie debolezze, per dimostrarti che anche un padre è un uomo…  addio>>
Scivolò via l’ultima lacrima rimasta…
Mi apprestai a tornare a casa…

Capitolo 2

Parcheggiai ciò che mi ostinavo a chiamare auto nel vialetto… era una Audi 80 del 1990, fu la prima auto che riuscii a concedermi…
Mi rimase impresso quel giorno quando la comprai, mi sembrava di vivere in una di quelle famiglie anni ’60 degli spot stantunitensi…  io che tornavo a casa con la mia macchina, mio figlio che giocava in giardino e lei che mi aspettava sulla soglia con un bacio…
Lei..
Avevo solo quindici anni quando la conobbi… a sedici dovetti sposarmela per dare un futuro a mio figlio… a trentadue si scordò di tutto ciò che avevo fatto per noi e soprattutto dei sacrifici fatti per concederle una vita dignitosa, minimamente lussuosa per le nostre tasche…
Aveva un altro, e non si vergognò a dirmelo, non usò mezzi termini…
Stavo tirando le ultime due boccate mentre fissavo la mia casa, incastrata nel bosco… dopo il divorzio fu lei a prendersi la casa in centro, io mi accontentai della campagna dei miei…
Smisi di pensarci ed entrai dentro… mi sembrò tutto strano, come se qualcosa si stesse muovendo… i muri, il soffitto e il pavimento sembravano schiacciarmi nella morsa… ne percepivo il pericolo, eppure non sentivo la necessità di scappare, quantopiù percepivo di dover entrare dentro, per fare i conti con la realtà…
Il cellulare sul tavolo continuava a squillare imperterrito, amici e parenti volevano rendersi partecipi della mia disgrazia, forse per avere uno stralcio di vita triste nella loro vita perfetta… si sa, quando una persona non ha niente da fare preferisce appropriarsi dei problemi degli altri…
Non risposi, ovviamente…
Erano segnate già una cinquantina di chiamate, ma non m’importò molto…
Presi una Beck’s da frigorifero ed iniziai a sorseggiarla con calma, mentre camminavo nel corridoio…
Ecco… dinuovo quella sensazione…
Mi appoggiai con la mano sul muro, per non cadere sul pavimento…
Sentivo freddo… era strano visto che era una notte di inizio agosto…
Arrivai finalmente nella stanza di Alberto, mio figlio… che Dio lo porti in gloria…
Era tutto come lo aveva lasciato… persino i quaderni sulla scrivania…
Ciò mi fece sorridere, da grande ipocrita… lui non studiava mai…
In fondo a sedici anni senti la vita pulsarti in vena e lui come me non era propenso ad incanalarsi in pensieri troppo astratti… abbiamo preferito entrambi ragionare con la nostra testa…
E guarda in che casino eravamo…
Lui morto con una coltellata in pancia, io troppo sfigato anche per respirare… non so se c’era una logica in tutto questo… non ho mai creduto in Dio, ma forse quel giorno voleva punirmi…
È strano il gioco, un uomo è convinto di poter vivere autonomamente, ma quando cade in disgrazia si rivolge a Dio, se è debole dice che è Lui a punirlo, se è forte trova il coraggio per pregarlo e appagare la sua anima con la speranza aleatoria di qualcosa, qualunque cosa, che lo potesse far uscire da quel momento buio…
Forse per me era giunto il momento di pregare…
Stetti lì ancora per una mezz’ora buona, sorseggiando la mia birra e fissando quel lettino, ancora disfatto…
Ripresi il mio cammino nel corridoio…
I pensieri viaggiavano da soli e i muri si coloravano di fotografie e immagini passate… piano piano finivano per sbiadire e poi colare dolcemente sul pavimento…
Arrivai nella mia stanza…
C’era ancora il letto matrimoniale che avevamo preso con Alessandra.
Incidemmo i nostri nomi sullo schienale, per memoria perenne del nostro amore… ma cancellai ogni suo ricordo e quindi cancellai anche il nome…
Sembrava vuota quella stanza, come mai lo era stata, nemmeno nei primi giorni dopo il litigio…
C’era un raggio di luce che filtrava dalla finestra per illuminare il centro della stanza, quasi come se una presenza spiritica si dovesse manifestare da lì a poco…
Forse sentivo ancora la sua mancanza, non tanto come moglie, più come amica… in fondo era anche suo figlio, pensai che almeno lei mi avesse potuto dare un po’ di sostegno morale…   
Guardai l’orologio, era l’una … persino il cellulare al piano di sotto si era stancato di suonare…
Sicuramente lei non mi avrebbe concesso udienza… avevo bisogno anche di tempo per potermi organizzare un discorso riappacificatore… erano passati sei mesi dall’addio e per sei mesi non ci siamo sentiti, nemmeno per il compleanno di Alberto…
Avevo bisogno di fumare…
Presi il pacchetto di sigarette in tasca ma mi accorsi che ne era rimasta soltanto una… dovevo andare al distributore…
Quantomeno avevo una scusa in più per non dormire quella notte…

grazie ad entrambe  ^_^
ho scritto il secondo capitolo e rivisto il primo... tanto per allietarvi questa serata  (LOL) :P
Nei momenti difficili mostra un animo forte; allo stesso modo raccogli sapientemente le vele gonfie per il vento troppo favorevole

Offline kant.51

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Re: stelle
« Risposta #4 il: 24 Novembre 2009, 00:56:54 am »
Sì Michele, sì!
C'è molto in te... ^_^
cKappa ^*°^*°^*°^*°^*°^*°^*°^*° Sì che ti voglio bene, bene davvero...

Offline Deleo91

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Re: stelle
« Risposta #5 il: 24 Novembre 2009, 23:39:49 pm »
grazie ancora!!  ^_^

capitolo 2 rivisto e capitolo 3! tutto per voi...

Capitolo 2

Parcheggiai ciò che mi ostinavo a chiamare auto nel vialetto… era una Audi 80 del 1990, fu la prima auto che riuscii a concedermi…
Mi rimase impresso quel giorno quando la comprai, mi sembrava di vivere in una di quelle famiglie anni ’60 degli spot stantunitensi…  io che tornavo a casa con la mia macchina, mio figlio che giocava in giardino e lei che mi aspettava sulla soglia con un bacio…
Lei..
Avevo solo quindici anni quando la conobbi… a sedici dovetti sposarmela per dare un futuro a mio figlio… a trentadue si scordò di tutto ciò che avevo fatto per noi e soprattutto dei sacrifici fatti per concederle una vita dignitosa, in un certo modo lussuosa per le nostre tasche…
Aveva un altro, e non si vergognò a dirmelo, non usò mezzi termini… strappò via il cerotto in fretta, forse per non creare altro disturbo nella mia vita…
Stavo tirando le ultime due boccate mentre fissavo la mia casa, incastrata nel bosco… dopo il divorzio fu lei a prendersi la casa in centro, io mi accontentai della campagna dei miei…
Smisi di pensarci ed entrai dentro… mi sembrò tutto strano, come se qualcosa si stesse muovendo… i muri, il soffitto e il pavimento sembravano schiacciarmi nella morsa… ne percepivo il pericolo, eppure non sentivo la necessità di scappare, quantopiù percepivo di dover entrare dentro, per fare i conti con la realtà…
Il cellulare sul tavolo continuava a squillare imperterrito, amici e parenti volevano rendersi partecipi della mia disgrazia, forse per avere uno stralcio di vita triste nella loro vita perfetta… si sa, quando una persona non ha niente da fare preferisce appropriarsi dei problemi degli altri…
Non risposi, ovviamente…
Erano segnate già una cinquantina di chiamate, ma non m’importò molto…
Presi una Beck’s dal frigorifero ed iniziai a sorseggiarla con calma, mentre camminavo nel corridoio…
Ecco… dinuovo quella sensazione…
Mi appoggiai con la mano sul muro, per non cadere sul pavimento…
Sentivo freddo… era strano visto che era una notte di inizio agosto…
Arrivai finalmente nella stanza di Alberto, mio figlio… che Dio lo porti in gloria…
Era tutto come lo aveva lasciato… persino i quaderni sulla scrivania…
Ciò mi fece sorridere, da grande ipocrita… lui non studiava mai…
In fondo a sedici anni senti la vita pulsarti in vena e lui come me non era propenso ad incanalarsi in pensieri troppo astratti… abbiamo preferito entrambi ragionare con la nostra testa…
E guarda in che casino eravamo…
Lui morto con una coltellata in pancia, io troppo sfigato anche per respirare… non so se c’era una logica in tutto questo… non ho mai creduto in Dio, ma forse quel giorno voleva punirmi…
È strano il gioco, un uomo è convinto di poter vivere autonomamente, ma quando cade in disgrazia si rivolge a Dio, se è debole dice che è Lui a punirlo, se è forte trova il coraggio per pregarlo e appagare la sua anima con la speranza aleatoria di qualcosa, qualunque cosa, che lo potesse far uscire da quel momento buio…
Forse per me era giunto il momento di pregare…
Stetti lì ancora per una mezz’ora buona, sorseggiando la mia birra e fissando quel lettino, ancora disfatto…
Certe volte il perdersi nella routine ci fa dimenticare passaggi banalmente fondamentali della nostra vita riflessa nella vita d’altri, dovremmo imparare a vivere senza lasciare nessuna traccia, affinché chi ci sta intorno abbia di noi solo il ricordo che vuole mantenere vivo, la parte buona, quella che più aggrada…
Ripresi il mio cammino nel corridoio…
I pensieri viaggiavano da soli e i muri si coloravano di fotografie e immagini vissute… piano piano finivano per sbiadire e poi colare dolcemente sul pavimento…
Arrivai nella mia stanza…
C’era ancora il letto matrimoniale che avevamo preso con Alessandra.
Incidemmo i nostri nomi sullo schienale, per memoria perenne del nostro amore… ma cancellai ogni suo ricordo e quindi cancellai anche il nostro nome…
Sembrava vuota quella stanza, come mai lo era stata, nemmeno nei primi giorni dopo il litigio…
C’era un raggio di luce che filtrava dalla finestra per illuminare il centro della stanza, quasi come se una presenza spiritica si dovesse manifestare da lì a poco…
Forse sentivo ancora la sua mancanza, non tanto come moglie, ma più come amica… in fondo era anche suo figlio, pensai che almeno lei mi avesse potuto dare un po’ di vero sostegno morale…   
Guardai l’orologio, era l’una … persino il cellulare al piano di sotto si era stancato di suonare…
Sicuramente lei non mi avrebbe concesso udienza… comunque avevo bisogno di più tempo per potermi organizzare un discorso riappacificatore… erano passati sei mesi dall’addio e per sei mesi non ci siamo sentiti, nemmeno per il compleanno di Alberto…
Sentivo il bisogno di fumare…
Presi il pacchetto di sigarette dalla tasca ma mi accorsi che ne era rimasta soltanto una… dovevo andare al distributore…
Quantomeno avevo una scusa in più per non dormire quella notte…

Capitolo 3

Tornai in macchina e lei sembrò felice di vedermi tornare, si accesse al primo colpo, cosa che raramente faceva…
Immeso sulla strada mi accesi l’ultima sigaretta, fermo nel centrostrada, tanto non passava mai nessuno per quella stradina di campagna…
Mi fermai a guardare fuori…
Si vedeva tutto il paese illuminato e la luce intorno sembrava sfumata dalla nebbia che ricopriva gli angoli, mi sembrava di vedere uno spettacolo agghiacciante….
Sembrava che il mondo si fosse fermato per quei trenta secondi di delirio… vedevo le luci ferme, le auto si muovevano lentamente e pensavo a cosa stessero facendo quelle persone lì sotto…
Su di me c’era uno di quei lampioni…
Forse qualcuno stava guardando me come io guardavo lui, in un’incognita visuale d’insieme…
Mi sentii osservato, innestai la prima e ripresi il mio cammino…
Ora le luci si seguivano l’una con l’altra in una linea luminosa, forse ero riuscito a nascondermi nella folla… chiunque mi volesse osservare ora non mi avrebbe più notato…
Forse stavo diventando paranoico…
All’improvviso vidi in fondo alla strada una figura umana in mezzo alla mia corsia… stava oscillando le mani in segno di arresto…
Non avevo voglia di portare persone a bordo, quantomeno di fermarmi a chiaccerare…
All’inizio non distinsi nemmeno la persona dalla strada, probabilmente la sfiorai col cofano…
Quattro metri più avanti sentii un tonfo sul retro, mi voltai e vidi il vetro lesionato…
Ci mancava solo questa…
Feci retromarcia e girai il volante verso destra, in modo da trovarmi con il mio finestrino all’altezza della sua cinta…
Era una ragazza…
Abbassai il finestrino e lei si chinò per potermi guardare in volto…
<< scusami per il vetro, davvero non l’ho fatto con malignità.. è stato solo un momento di rabbia, sei l’unica persona che vedo passare da un’ora ormai, per favore perdonami…>>
I suoi capelli ricci e neri inondarono il mio spazio vitale e mi trovai immerso nel suo profumo… forse troppo forte, dovetti smettere di respirare per un poco prima di poterlo apprezzare…
<< ti prego ho bisogno di aiuto, ho la macchina ferma e devo arrivare giù in..>> 
Non la lasciai finire di parlare…
<< Sali e fai in fretta>>
Non se lo fece ripetere due volte…
Era una ragazza, non una donna … stava rannicchiata sul sedile con le gambe strette e spesso la vedevo mordersi le labbra, sembrava agitata…
Vestiva con una maglietta nera scollata, unica cosa che portava di nero ed aderente, per il resto aveva una minigonna e stivaletti e al braccio portava un giubbotto e una piccola borsetta, tutto di un bianco vernice… tipico abbigliamento da discoteca, pensai… e non mi sbagliavo…
<< mi presento, sono Eva, come ti chiami??>>
Non risposi, probabilmente perché anch’io mi sentivo a disagio con una ragazza che vestiva e si chiamava come una prostituta… soprattutto perché aveva forse vent’anni…
<< ok hai ragione, ho sbagliato… ma… senti… vorrei farmi perdonare… che ne dici di una birra??>>
Non so cosa mi fece muovere le labbra, forse la voglia di evadere e di togliermi dalla testa tutti i problemi…
<< va bene, fermiamoci qui…>>
Ormai eravamo arrivati in paese già da un po’… mi fermai davanti all’automatico e feci per prendere il portafoglio, ma non avevo spiccioli…
Probabilmente lei si accorse delle mia faccia rassegnata, quindi scese e mi porse cinque euro…
Non sentii il bisogno di ringraziarla… infondo mi doveva ancora molto…
Presi le mie sigarette, poi le feci cenno della strada che dovevamo percorrere…
<< di dove sei??>> dissi…
<< allora anche tu hai una voce??>>
<< si, ma spera di non sentirla spesso…>>
Rise, ma quando mi vide serio smise subito…
Arrivammo davanti al locale, si sentiva già la musica davanti al portone d’ingresso…
Qui m’imbattei in un tipo strano, uno di quei ragazzi underground che vestiva largo… si scontrò con me, facendomi cadere il pacchetto da mano…
Lo raccolse e me lo porse chiedendo scusa, il tutto mantenendo un sorriso sfacciato stampato in faccia… avrei voluto prenderlo a pugni…
Corse via subito, almeno era di poche parole…
Entrati dentro ordinai subito un Negroni, Eva invece chiese un Martini Rosso…
Tanto pagava lei…
<< non mi hai ancora detto come ti chiami…>>
<< t’interesserebbe poi molto saperlo??>>
<< a dir il vero mi piacerebbe sapere il nome di qualcuno a cui devo un vetro…>>
Continuammo così fino alle tre, quando io ero al mio terzo Negroni e lei al quarto Martini, parlando tutto il tempo, poco di me e per il resto di lei,…
<< per favore accompagnami a casa, non riesco a tenermi in piedi da sola… ho troppo sonno e casa mia è lontana>>
Sicuramente non ero in condizioni legali per portare l’auto, ma a questo punto non m’importava molto…
Tornati in macchina m’indicò la via e in meno di dieci minuti eravamo sotto casa sua…
<< vuoi salire??>>
Risi tra me e me…
Era piccola probabilmente, ma era molto bella, lo ammetto… i suoi tratti mi facevano evadere dai pensieri fatti fino a un paio di ore prima…
Forse fu l’alcool in testa a farmi accettare…
Alle prime luci dell’alba lei dormiva sul mio petto e io mi ero ormai ripreso dalla nottata prima…
Un raggio di sole dorava i contorni dei suoi capelli neri… sembrava un angelo…
Per un secondo mi sembrò che il cuore riprendesse a battere, ma un brivido gelido mi fece accorgere che era solo una falsa sensazione… era solo un colpo apoplettico, il cervello mi stava avvisando che dovevo andarmene…
Vidi l’orologio a polso che avevo appoggiato sul comodino, erano ormai le sei, e io ero in ritardo sulla scala di marcia… scesi dal letto facendo attenzione a non svegliare Eva e andai in bagno per lavarmi il viso…
L’acqua fredda scorreva come pioggia sui lineamenti del mio volto, mi sentivo purificato da tutto il male che vestivo…
Mi affrettai a vestirmi e ad uscire dal bagno, avevo molto da fare quella mattina…
Nei momenti difficili mostra un animo forte; allo stesso modo raccogli sapientemente le vele gonfie per il vento troppo favorevole

Offline kant.51

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Re: stelle
« Risposta #6 il: 25 Novembre 2009, 00:44:52 am »
ehehehehe...ormai mi sto affezionando a qiuesti personaggi...che succederà ora?  O:)
Bravo Michele! W00T!
cKappa ^*°^*°^*°^*°^*°^*°^*°^*° Sì che ti voglio bene, bene davvero...

Offline Deleo91

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Re: stelle
« Risposta #7 il: 25 Novembre 2009, 23:42:32 pm »
Capitolo 3

Arrivai in macchina e lei sembrò felice di vedermi tornare perchè si accesse al primo colpo, cosa che raramente faceva…
Immeso sulla strada mi accesi l’ultima sigaretta, fermo tra le due corsie, tanto non passava mai nessuno per quella stradina di campagna…
Mi fermai a guardare fuori…
Si vedeva tutto il paese illuminato e la luce intorno ad esso era sfumata dalla nebbia che ricopriva gli angoli, stavo assistendo ad uno spettacolo agghiacciante….
Sembrava che il mondo si fosse fermato per trenta secondi di delirio… vedevo le luci ferme, le auto si muovevano lentamente e pensavo a cosa stessero facendo quelle persone lì sotto…
Su di me c’era uno di quei lampioni…
Forse qualcuno stava guardando me come io guardavo lui, in un’incognita visuale d’insieme…
Mi sentii osservato, innestai la prima e ripresi il mio cammino…
Ora le luci si seguivano l’una con l’altra in una linea luminosa, forse ero riuscito a nascondermi nella folla… chiunque mi volesse osservare ora non mi avrebbe più notato…
Forse stavo diventando paranoico…
All’improvviso vidi in fondo alla strada una figura umana sulla mia corsia… stava oscillando le mani in segno di arresto…
Non avevo voglia di portare persone a bordo, quantomeno di fermarmi a chiaccerare…
All’inizio non distinsi nemmeno la persona dalla strada, probabilmente la sfiorai col cofano…
Quattro metri più avanti sentii un tonfo sul retro, mi voltai e vidi il vetro lesionato…
Ci mancava solo questa quel giorno…
Feci retromarcia e girai il volante verso destra, in modo da trovarmi con il mio finestrino all’altezza della sua cinta…
Era una ragazza…
Abbassai il finestrino e lei si chinò per potermi guardare in volto…
<< scusami per il vetro, davvero non l’ho fatto con malignità.. è stato solo un momento di rabbia, sei l’unica persona che vedo passare da un’ora ormai, per favore perdonami…>>
I suoi capelli ricci e neri inondarono il mio spazio vitale e mi trovai immerso nel suo profumo… forse troppo forte, dovetti smettere di respirare per un poco prima di poterlo apprezzare…
<< ti prego ho bisogno di aiuto, ho la macchina ferma e devo arrivare giù in…>> 
Non la lasciai finire di parlare…
<< Sali e fai in fretta>>
Non se lo fece ripetere due volte…
Era una ragazza, non una donna … stava rannicchiata sul sedile con le gambe strette e spesso la vedevo mordersi le labbra, sembrava agitata…
Vestiva con una maglietta nera scollata, unica cosa che portava di nero ed aderente, per il resto aveva una minigonna e stivaletti e al braccio portava un giubbotto e una piccola borsetta, tutto di un bianco vernice… tipico abbigliamento da discoteca, pensai… e non mi sbagliavo…
<< comunque piacere, mi chiamo Eva, tu chi sei??>>
Non risposi, probabilmente perché anch’io mi sentivo a disagio con una ragazza che vestiva e si chiamava come una prostituta… soprattutto perché aveva forse vent’anni…
<< ok hai ragione, ho sbagliato… ma… senti… vorrei farmi perdonare… che ne dici di una birra??>>
Non so cosa mi fece muovere le labbra, forse la voglia di evadere e di togliermi dalla testa tutti i problemi… in fondo, pensai, un momento di aria fresca non mi avrebbe fatto male…
<< va bene, fermiamoci qui…>>
Ormai eravamo arrivati in paese già da un po’… mi fermai davanti all’automatico e feci per prendere il portafoglio, ma non avevo spiccioli…
Probabilmente lei si accorse della mia difficoltà guardandomi in viso, quindi scese e mi porse cinque euro…
Non sentii il bisogno di ringraziarla… infondo mi doveva ancora molto…
Presi le mie sigarette, poi le feci cenno della strada che dovevamo percorrere…
<< di dove sei??>> dissi…
<< allora anche tu hai una voce??>>
<< si, ma spera di non sentirla spesso…>>
Rise, ma quando mi vide serio smise subito…
Arrivammo davanti al locale, si sentiva già la musica davanti al portone d’ingresso…
Qui m’imbattei in un tipo strano, uno di quei ragazzi underground che vestiva largo… si scontrò con me, facendomi cadere il pacchetto da mano…
Lo raccolse e me lo porse chiedendo scusa, il tutto mantenendo un sorriso sfacciato stampato in faccia… avrei voluto prenderlo a pugni…
Corse via subito, almeno era di poche parole…
Entrati dentro ordinai subito un Negroni, Eva invece chiese un Martini Rosso…
Tanto pagava lei…
<< non mi hai ancora detto come ti chiami…>>
<< t’interesserebbe poi molto saperlo??>>
<< a dir il vero mi piacerebbe sapere il nome di qualcuno a cui devo un vetro…>>
Continuammo così fino alle tre, quando io ero al mio terzo Negroni e lei al quarto Martini, parlando tutto il tempo, poco di me e per il resto di lei, giocando un po’ al gatto col topo, per senza ruoli ben assegnati…
<< per favore accompagnami, non riesco a tenermi in piedi da sola… ho troppo sonno e casa mia è lontana>>
Sicuramente non ero in condizioni legali per portare l’auto, ma a questo punto non m’importava molto…
Tornati in macchina m’indicò la via e in meno di dieci minuti eravamo sotto casa sua… era un appartamento molto fatiscente, si vedevano le chiazze di cemento che uscivano fuori e l’intonaco a terra circondava l’abitato…
<< bella casa…>>
<< vuoi salire??>>
Risi tra me e me…
Era piccola probabilmente, ma era molto bella, lo ammetto… i suoi tratti mi facevano evadere dai pensieri fatti fino a un paio di ore prima… quello poteva essere un avvertimento di ciò che la vita mi poteva concedere se avessi smesso di pensare al passato o, molto probabilmente, fu un semplice colpo di fortuna…
Fu l’alcool che mi girava in testa a farmi accettare, ne sono sicuro…
Alle prime luci dell’alba lei dormiva sul mio petto e io mi ero ormai ripreso dalla nottata prima…
Un raggio di sole dorava i contorni dei suoi capelli neri… sembrava un angelo…
Eva, si chiamava come il primo peccato che l’uomo si potesse concedere, e persino Dio non ha potuto obbiettare, ma lei era un peccato troppo grande per essere sopportato in quel frangente di vita, persino da me…
Per un secondo mi sembrò che il cuore riprendesse a battere, ma un brivido gelido mi fece accorgere che era solo una falsa sensazione… era solo un colpo apoplettico, il cervello mi stava avvisando che dovevo andarmene… avevo già combinato troppi casini e rovinato troppe vite con il mio modus facendi…
Vidi l’orologio a polso che avevo appoggiato sul comodino, erano ormai le sei, e io ero in ritardo sulla scala di marcia… scesi dal letto facendo attenzione a non svegliare Eva e andai in bagno per lavarmi il viso…
L’acqua fredda scorreva come pioggia sui lineamenti del mio volto, mi sentivo purificato da tutto il male che vestivo…
Mi affrettai a vestirmi e ad uscire dal bagno, avevo molto da fare quella mattina…

Capitolo 4

Attraversai la stanza in assoluto silenzio ed Eva sembrò non accorgersene nemmeno…
Entrato nella cucina adiacente alla stanza presi un foglio bianco ed una penna, quindi iniziai a scrivere poche righe dal significato distorto…
Le parlai della mia vita, di ciò che non sapeva di me e che mi chiese la sera prima, quindi le dissi il perché del mio comportamento e le chiesi scusa…
Presi venti euro dalla tasca e le poggiai sul tavolo, per rimborsarle i sodi spesi al bar…
Uscii…
L’aria di prima mattina era densa e bagnata, mi sentivo avvolgere in un panno umido e respirai a fondo….
Pensai che probabilmente quella era l’ultima volta che potevo concedermi di godere un’ alba…
Entrai in macchina e chiamai il mio contatto, che mi disse subito il luogo dell’incontro…
Guardai nel portaoggetti per controllare se la mia scacciacani modificata era ancora lì…
Vivere in un bosco non era certo semplice, molte volte bisognava uccidere gli animali per vivere in tranquillità, ma mai avrei potuto pensare che per la mia tranquillità spirituale avrei dovuta usarla per scopi ancor meno etici…
Guidai con assoluta tranquillità per la strada…
Vedevo le prime macchine del giorno correre a lavoro, gente che della vita avrà visto poco più di niente, contenta di potersi accomodare nella bambagia di una vita tranquilla… cosa a cui io non avevo mai pensato… a cosa sarebbe servito vivere a metà per godersi qualcosa solo per un piccolo frangente della propria vita se puoi viverla interamente e senza alcun rimpianto…
Purtroppo avevo sbagliato la parafrasi del mio pensiero applicandolo nella vita reale…
Passai prima per casa mia per controllare che tutto fosse chiuso per bene e in ordine, poi ripresi il mio cammino…
Chissà quando la rivedrò quella casa… forse è rimasta ancora com’è… ancora con quel letto disfatto e le traccie di quelle vite morzate da un colpo di coda del destino…
Mi chiedo ancora oggi cosa sarebbe successo se avessi preso un’altra strada, anche se non mi pento di ciò che ho fatto… spesso la vita bisogna scriverla di proprio pugno per poi esser leggibile per il proprio occhio…
Parcheggiai vicino al giardinetto dove dovevamo vederci, il mio contatto non c’era ancora, l’appuntamento era per le sette e trenta, quindi scesi dall’auto per concedermi una passeggiata…
La gente faceva jogging e portava a spasso il cane, tutto scorreva tranquillamente…
Mi sedetti su una panchina e mi misi a guardarmi attorno, cercando ancora qualcosa che rapisse la mia attenzione… ormai erano già le otto e il mio contatto ancora non era arrivato…
Da dove stavo seduto potevo vedere la scuola di mio figlio sull’altro lato della strada… c’era un ragazzo in particolare nel gruppo, lo riconobbi subito… era un amico di Alberto e camminava con passo spedito e il sorriso sornione spalmato in viso… probabilmente non sapeva cos’era successo e quel giorno se lo sarebbe ricordato per sempre, quando tutti gli altri lo avrebbero avvisato…
Mio figlio…
Sedici anni e la testa un po’ troppo libertina, ma non meritava quella fine… fu accoltellato per storie di droga, scambiato per un altro ragazzo… poi il coma e infine…
Ora respira con il fiume dove l’ho lasciato…
Sentii una mano poggiarsi di peso sulla mia spalla… mi voltai di scatto…
<< mi dispiace davvero per tuo figlio…>> era il mio contatto…
<< dovresti sapere che odio i convenevoli >>
<< certo…>>
Mi passò un foglio con su scritto un nome… era un ventenne di spicco nella società malandata del paese…
Non lo salutai nemmeno e corsi in macchina, per poi trovarmi nel cantiere dove lavorava per coprire le maldicenze dovute alla sua ricchezza…
Lo vidi subito, stava fermo vicino a un muretto fumando una sigaretta… presi la scacciacani e la nascosi nei pantaloni… poi scesi…
Mi avvicinai velocemente…
Finalmente non pensavo più a nulla, la testa era sgombra e al posto delle immagini oniriche dei miei ricordi, proiettava la sua faccia… subito dopo il nero assoluto…
Mi dissero poi che gli scagliai un destro in viso, poi lo presi a calci quando si trovò a terra… alla fine presi la scacciacani, lì però il ricordo è molto lucido…
Lo guardai negli occhi e vidi il terrore, il sangue colava dal naso e ricopriva la bocca ed il mento…            Chiedeva perdono e piangeva…
Pensai a mio figlio, pensai alla stessa scena e come personaggi principali mio figlio e quel bastardo ma nella posizione inversa… inspirai a fondo e premetti il grilletto…
Gli operai del cantiere erano rimasti pietrificati dalla velocità dell’accaduto, ma non persero tempo a chiamare i carabinieri…
Lasciai la scacciacani vicino al corpo e m’inginocchiai guardando in alto… il cielo era terso e il sole illuminava ogni granello di quella polvere che avevo alzato…
Mi sentii libero per cinque minuti… poi arrivarono e mi portarono in caserma…
È passato un anno preciso da quel giorno…

capitolo 3 rivisto e 4 appena sfornato...
ti ringrazio kant  ^_^ ma mi sa che sei solo tu a leggere queste pagine  :&#39;(
Nei momenti difficili mostra un animo forte; allo stesso modo raccogli sapientemente le vele gonfie per il vento troppo favorevole

Offline kant.51

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Re: stelle
« Risposta #8 il: 25 Novembre 2009, 23:52:19 pm »
Citazione
Topic: stelle  (Letto 94 volte)
Michele: sì, mi piace come scrivi, ma....ti pare che ti ho letto 94 volte? Non esageriamo!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!  :-d
Su su...che piaci! W00T!
Buon lavoro!e...bravo! :-*
cKappa ^*°^*°^*°^*°^*°^*°^*°^*° Sì che ti voglio bene, bene davvero...

Offline brezza

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Re: stelle
« Risposta #9 il: 26 Novembre 2009, 00:27:43 am »
...ma che pessimista!!!

Offline Deleo91

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Re: stelle
« Risposta #10 il: 26 Novembre 2009, 00:43:44 am »
pensavo che le 100 visite le avevo fatte io a furia di aggiornare la pagina aspettando risposte  (LOL) :-d
Nei momenti difficili mostra un animo forte; allo stesso modo raccogli sapientemente le vele gonfie per il vento troppo favorevole

Offline kant.51

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Re: stelle
« Risposta #11 il: 26 Novembre 2009, 00:46:10 am »
ahahahahaha.....ha ragione Brezza: non essere pessimista! ( però sei simpatico!  :-d )
cKappa ^*°^*°^*°^*°^*°^*°^*°^*° Sì che ti voglio bene, bene davvero...

Offline Deleo91

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Re: stelle
« Risposta #12 il: 30 Novembre 2009, 23:56:42 pm »
grazie  :-"

Capitolo 4

Attraversai la stanza in assoluto silenzio ed Eva sembrò non accorgersene nemmeno…
Entrato nella cucina adiacente presi un foglio bianco ed una penna, quindi iniziai a scrivere poche righe dal significato distorto…
Le parlai della mia vita, di ciò che non sapeva di me e che mi chiese la sera prima, quindi le dissi il perché del mio comportamento e le chiesi scusa…
Presi venti euro dalla tasca e le poggiai sul tavolo, per rimborsarle i soldi spesi al bar…
Uscii…
L’aria di prima mattina era densa e bagnata, mi sentivo avvolto in un panno umido e respirai a fondo….
Pensai che probabilmente quella era l’ultima volta che potevo concedermi di godere un’ alba…
Entrai in macchina e chiamai il mio contatto, che mi disse subito il luogo dell’incontro…
Guardai nel portaoggetti per controllare se la mia scacciacani modificata era ancora lì…
Vivere in un bosco non era certo semplice, molte volte bisognava uccidere gli animali per vivere in tranquillità, ma mai avrei potuto pensare che per la mia tranquillità spirituale avrei dovuta usarla per scopi ancor meno etici…
Guidai con assoluta normalità per la strada…
Vedevo le prime macchine del giorno correre a lavoro, gente che della vita avrà visto poco più di niente, contenta di potersi accomodare nella bambagia di una vita sudata nel tempo, piena di fatiche e privazioni… cosa a cui io non avevo mai pensato… a cosa sarebbe servito vivere a metà per godersi qualcosa solo per un piccolo spaccato della propria vita se puoi viverla interamente e senza alcun rimpianto…
Purtroppo avevo sbagliato la parafrasi del mio pensiero applicandolo nella vita reale…
Passai prima per casa mia a controllare che tutto fosse chiuso per bene e in ordine, poi ripresi il mio cammino…
Chissà quando la rivedrò quella casa… forse è rimasta ancora com’è… con quel letto disfatto e le traccie di quelle vite morzate da un colpo di coda del destino… vari ricordi ghiacciati da un velo di polvere…
Mi chiedo ancora oggi cosa sarebbe successo se avessi preso un’altra strada, anche se non mi pento di ciò che ho fatto… spesso la vita bisogna scriverla di proprio pugno per poi esser leggibile al proprio occhio…
Parcheggiai vicino al giardinetto dove dovevamo vederci, il mio contatto non c’era ancora, l’appuntamento era per le sette e trenta, quindi scesi dall’auto per concedermi una passeggiata…
La gente faceva jogging e portava a spasso il cane, tutto andava tranquillamente…
Mi sedetti su una panchina e mi misi a guardare attorno, cercando ancora qualcosa che rapisse la mia attenzione… ormai erano già le otto e il mio contatto ancora non era arrivato…
Da dove stavo seduto potevo vedere la scuola di mio figlio sull’altro lato della strada… c’era un ragazzo in particolare nel gruppo, lo riconobbi subito… era un amico di Alberto e camminava con passo spedito e il sorriso sornione spalmato in viso… probabilmente non sapeva cos’era successo e quel giorno se lo sarebbe ricordato per sempre, quando tutti gli altri lo avrebbero avvisato…
Lui frequentava quella scuola, mio figlio…
Sedici anni e la testa un po’ troppo libertina, ma non meritava quella fine… fu accoltellato per storie di droga, scambiato per un altro ragazzo… poi il coma e infine…
Ora respira con il fiume dove l’ho lasciato…
Sentii una mano poggiarsi di peso sulla mia spalla… mi voltai di scatto…
<< mi dispiace davvero per tuo figlio…>> era il mio contatto…
<< dovresti sapere che odio i convenevoli >>
<< certo…>>
Mi passò un foglio con su scritto un nome… era un ventenne di spicco nella società malsana del paese…
Non lo salutai nemmeno e corsi in macchina, per poi trovarmi nel cantiere dove questo ragazzo lavorava… lo faceva per coprire tutte le maldicenze nate giustamente intorno alla sua ricchezza…
Lo vidi subito, stava fermo appoggiato di peso ad un muretto, fumando una sigaretta… presi la scacciacani e la nascosi nei pantaloni… poi scesi…
Mi avvicinai velocemente…
Finalmente non pensavo più a nulla, la testa era sgombra e al posto delle immagini oniriche dei miei ricordi, proiettava la sua faccia… subito dopo il nero assoluto…
Mi dissero poi che gli scagliai un destro in viso, poi lo presi ripetutamente a calci mentre era a terra… alla fine presi la pistola artigianale, lì però il ricordo è molto lucido…
Lo guardai negli occhi e vidi il terrore, il sangue colava dal naso e ricopriva la bocca ed il mento…            Chiedeva perdono e piangeva…
Pensai a mio figlio, pensai alla stessa scena e come personaggi principali mio figlio e quel bastardo ma nella posizione inversa… inspirai a fondo e premetti il grilletto…
Il sangue si sparse dietro la sua nuca e i suoi occhi persero in un secondo la loro scintilla di vita, sembravano sbarrati… quasi come se in quei secondi stava vedendo l’inferno…
Si dice che quando si muore il cervello rimane attivo ancora per qualche minuto prima di spegnersi, e se è vera la concezione cristiana dell’aldilà, quei minuti sono l’inferno o il paradiso di una persona, perché il nastro della propria vita si riavvolge velocemente…
Probabilmente ora il cervello stava gelidamente rielaborando tutta la sua vita e gli occhi riflettevano lo schifo che egli stesso provava…
Pensai che sicuramente ora pesava ventuno grammi in meno, il corpo aveva perso la sua anima, probabilmente si maledirà per l’eternità…
Gli operai del cantiere erano rimasti pietrificati dalla velocità dell’accaduto, ma non persero tempo a chiamare i carabinieri…
Gettai l’arma vicino al corpo e m’inginocchiai guardando in alto… il cielo era terso e il sole illuminava ogni singolo granello di quella polvere che avevo alzato…
La stavo respirando, la sentivo scendere giù nella trachea e pietrifacrsi sulle pareti dei polmoni…
Ma mi sentii libero per cinque minuti… poi arrivarono e mi portarono di fretta in caserma…
Lì incominciò l’inferno…
È passato un anno preciso da quel giorno…

Capitolo 5

<< ecco Franco, ora sai la mia storia… perdonami se stanotte ti ho svegliato con le urla nel sonno e soprattutto se non te ne ho mai parlato prima… ma capiscimi, i miei ultimi giorni di libertà non sono stati facili, e sicuramente ricordarli fa male…>>
<< tranquillo, ti capisco… ora riposa… sei ancora bianco in volto>>
Franco, il mio compagno di cella, rinchiuso per possesso di marijuana, due anni, solo perché voleva sfamare la sua famiglia…
Sicuramente ora la mia storia non è la peggiore di tutti i tempi, ma viverla ha stravolto la mia vita…
Devo guardarmi attorno per non perdere il senno…
Mi alzo e poggio una mano sulla spalla di Franco, ancora seduto sulla sedia e mi sta fissando…
La mia stanza non è delle migliori ma è abbastanza accogliente, poi le opere di buona condotta ci hanno permesso di possedere persino un computer, almeno per impegniare il tempo…
Guardo oltre le sbarre…
La gente non mi sopporta, sono troppo atarattico per avere amicizie…
Qui ci sono diverse gerarchie e diverse compagnie… nessuna ha mai fatto per me… ho sempre fatto tutto da solo e mi sono sempre fatto i fatti miei… per questo intorno si sono create voci false sul mio conto…
Normale, una persona che vedi per un anno nella stessa casa e che per un anno non ti rivolge parola nasconde per forza qualcosa…
Mi giro ancora verso Franco, gli sorrido…
<< chissà oggi che ci portano da mangiare…>> meglio cambiare discorso…
<< mangiare?? Ma se adesso abbiamo finito di fare colazione, sono ancora le otto…>>
Non vuole cambiare discorso…
Tipico di lui…
Un sorriso simile ad un ghigno mi si apre in faccia, lui lo stesso…
<< ehi tu, vieni qui… hai visite…>>
Non mi sono nemmeno accorto della guardia che stava origliando la nostra conversazione…
Ce l’ha con me, mi sta indicando…
<< io?? Ma non è nemmeno orario di visite… poi è un anno che non vedo nessuno…>>
Dopo l’arresto l’unica visita ricevuta era quella dell’avvocato prima di andare in tribunale, fui chiaro, non volevo alcuna difesa…
Presi i miei trent’anni in primo grado e non dissi nulla…
Pensai spesso che Alessandra potesse accorgersene della mia assenza, sentire un briciolo di disagio nel sentirmi in carcere o quantomeno vergognarsi di esser stata con un uomo come me…
In realtà la vidi sorridere e scambiare battute con il suo nuovo marito fuori dal tribunale, mentre io salivo sulla volante…
Se fossi stato libero probabilmente avrei fatto un altro omicidio…
<< mi hanno detto che è una cosa importante, quindi muoviti e non farmi perdere altro tempo>>
Prendo la felpa e mi lascio ammanettare, pensano ancora che sia pericoloso…
Uno sguardo di troppo al carceriere mi fa guadagnare uno spintone…
<< ahia>>
Camminiamo in parallelo nel corridoio e sento gli sguardi fissi su di me, ci voleva anche questa ora…
Di solito chi riceve visite è perchè ha contatti con l’esterno, e se una persona è etichettata come inaffidable, per molti può infamare o comunque tenere nascosto qualche “privilegio” con il mondo fuori… perdendo quindi ulteriormente punti agli occhi del popolo…
Siamo davanti alla porta, pensavo che quella camminata non finisse mai…
<< strano non mi sembri un Don Giovanni >> era un altro carceriere a parlare, pronto ad aprire la porta…
Probabilmente la mia faccia è contorta in una smorfia pensierosa, stanno ridendo entrambi…
Apre la porta…
All’inteno della stanza c’erano un tavolo e due sedie, una delle quali occupata da una figura femminile…
Sulla parete destra c’era il solito vetro riflettente, forse hanno copiato troppo i gialli americani…
Sento  l’iride contrarsi per lo sbalzo di luce tra una stanza e l’altra…
La figura femminile si compone subito e mi sorride…
Ha dei capelli ricci e neri, snella e, anche se seduta, sembra essere abbastanza alta…
<< cosa fai?? Non mi saluti??>>
Eva…
Entro piano e lascio che la porta si chiuda dietro di me…
<< perdonami se non ti saluto con un bacio ma non sono possibili contatti fisici, lo sai>>
Vuole salutarmi con un bacio…
<< non sei arrabbiata per averti lasciata sola un anno fa??>>
<< certo… all’inizio volevo la tua testa solo per poterla appendere in salotto come trofeo di guerra, ma poi ho capito che non potevi fare altro…>>
<< ti chiedo ancora scusa…>>
<< non devi… assolutamente… sai, non vedo l’ora che tu esca di qui… voglio uscire un’altra sera con te… poi questo tuo look da trasandato mi attira…>>
<< uscire?? Mancano ancora ventinove anni… mi sa che dovrai farti famiglia prima di incombere nella menopausa>>
Tipico humor da carcere…
<< sei diventato più rude?? Mi sa che devo rieducarti alla vita normale… mio padre è un avvocato di fama nazionale, mi sembra di avertelo detto… ha studiato il tuo caso, sotto mia richiesta… gli ho fatto leggere la tua lettera e ne è rimasto molto colpito… ha richiesto la tua scarcerazione con pagamento di una cauzione, grazie al riconoscimento della tua buona condotta… l’hanno accettata quasi subito… domani sarai libero e pareggerai i conti con mio padre lavorando per lui… vitto ed alloggio compresi…>>
<< non ci credo…>>
C’è qualcosa che mi sta scendendo  dall’occhio destro, sta correndo giù per la guancia…
La sento, è calda… mi sta infondendo calore, mi sta portando pensieri che ormai avevo rinchiuso nel cassetto delle mie sinapsi, li avevo dimenticati lì credendo di non doverli più prendere, mai più…
Ora la situazione è diversa, ora pensieri di vita ed immagini non ancora vissute si stanno affollando nella testa… stanno correndo una dietro l’altra in disordine, stanno litigando con le immagini sfocate memorizzate un’ora fa…
Mi sento vivo per la seconda volta… Dio non voleva punirmi, voleva insegnarmi a vivere… e ora mi stava concedendo una seconda chance per riscrivere la mia storia…
Finalmente ho ripreso a piangere…

FINE (1/5)
 
capitolo 4 rivisto e 5 scritto... mi stavo quasi mettendo a piangere mentre rileggevo..  (LOL)
comunque devo chiedere perdono per la gaffe del primo capitolo... le stelle brillano di luce propria  :">
l'ho comunque riscritto xD O:)
« Ultima modifica: 1 Dicembre 2009, 00:07:32 am da Deleo91 »
Nei momenti difficili mostra un animo forte; allo stesso modo raccogli sapientemente le vele gonfie per il vento troppo favorevole

Offline kant.51

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Re: stelle
« Risposta #13 il: 1 Dicembre 2009, 00:13:09 am »
Una vera storia, non un raccontino, sono contentissima di leggerti Michele! E sei sempre molto convincente...apprezzo! ;)
cKappa ^*°^*°^*°^*°^*°^*°^*°^*° Sì che ti voglio bene, bene davvero...

Offline Deleo91

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Re: stelle
« Risposta #14 il: 1 Dicembre 2009, 00:16:21 am »
grazie mille  :-)

a questa storia se ne affiancheranno altre 4 con sfumature e sensazioni diverse... ci sentiamo appena avrò la prossima ispirazione  >:) (LOL)

adesso potete commentare tutti :P hihihi
Nei momenti difficili mostra un animo forte; allo stesso modo raccogli sapientemente le vele gonfie per il vento troppo favorevole