È davvero singolare il caso di Benjamin Button di Baltimora, bambino nato vecchio nel 1860 e vecchio morto neonato settanta anni più tardi. Nel mezzo una vita stupefacente. Lo stesso stupore misto a diffidenza che coglie medici, infermiere e genitori quando si trovano di fronte a quello strano fenomeno. Senza dubbio deve aver fatto una certa impressione il vederlo incastrato nella culla della nursery, con le gambe secche a penzoloni, la schiena incurvata, la barba e i capelli grigi. Il piccolo Benjamin non è che un “bebé di 14 lustri”, già in grado di parlare e di camminare, seppur a fatica, considerando il suo fisico indebolito…
Anche per Benjamin il tempo passa, ma a differenza di quello che accade al resto delle creature su questa terra, lo fa a ritroso, costringendolo a percorrere in senso inverso tutte le tappe della vita, in un continuo e inarrestabile processo di ringiovanimento.
La sua è un’esistenza curiosa, ma non sfortunata. Geniale negli affari e ben inserito in società, Benjamin vive soddisfazioni e delusioni, momenti felici e sventure come tutti gli altri uomini. A volte è solamente una questione di tempi differenti. Rifiutato dall’università di Yale in gioventù per il suo aspetto troppo vecchio, prende la propria rivincita in vecchiaia quando il fisico finalmente ringiovanito glielo permette. Ne più ne meno del resto dell’umanità anche Benjamin viene poco considerato ed emarginato nella vecchiaia, comandato e controllato nell'infanzia, mentre si sente pienamente realizzato e padrone del proprio destino nell’età adulta. L’unica differenza è che a lui tutto ciò arriverà in ordine contrario.